Città dolente

Sono nato a Taranto, e vi ho vissuto fino a quando sono entrato in Accademia Navale, all’età di 18 anni.

La vita militare mi ha portato in tanti posti, ma la mia città natale è sempre rimasta nel mio cuore e ancora oggi, che vivo a Roma, ci torno sempre volentieri: non si possono recidere le proprie radici, sono parte di noi stessi.

Taranto è una città bellissima, Dio le ha regalato una natura che è difficile trovare altrove, le sue bellezze sono state celebrate da Gabriele D’Annunzio «Taranto, sol per àncore ed ormeggi assicurar nel ben difeso specchio, di tanta fresca porpora rosseggi? A che, fra San Cataldo e il tuo più vecchio muro che sa Bisanzio ed Aragona, che sa Svevia ed Angiò, tendi l’orecchio? Non balena sul Mar Grande né tuona. Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte gira, e del ferro il tuo Canal rintrona. Passan così le belle navi pronte, per entrar nella darsena sicura, volta la poppa al ionico orizzonte. »

Ma negli anni ’60 una improvvida decisione ne decretò il destino, quando si decise di mutarne la fisionomia insediandovi il più grande centro siderurgico d’Europa, l’Italsider, furbamente rifiutato da Bari che probabilmente capì quanto pericolosa fosse questa scelta.

Dopo cinquant’anni, quel mostro ha prodotto danni incalcolabili, minando drammaticamente la salute dei tarantini che sono costretti a dover sottostare al vile ricatto che li pone di fronte al dilemma: lavoro o salute?

Il caso Taranto è arrivato dopo decenni di colpevole silenzio a essere raccontato dai media, quasi con stupore e meraviglia: ma già vent’anni fa i dati dell’OMS denunciavano quale tragica situazione di crisi interessasse la città, ma le autorità locali e nazionali non se ne sono mai date per intese.

Oggi quel mostro, ceduto nel tempo prima alla famiglia Riva per un piatto di lenticchie e ora dal destino incerto, vive una profonda crisi e tante famiglie di onesti lavoratori vivono nel terrore di perdere il proprio posto, e i ripetuti interventi dei Governi nazionali non sono serviti a nulla, se non a definire velleitarie strategie per la bonifica degli impianti, dopo che la magistratura ne ha disposto più volte il sequestro per il disastro ambientale del quale sono responsabili.

Non voglio tirarla per le lunghe, ma porre solo qualche domanda:

Queste domande meritano una risposta e i tarantini ricordino di essere stati alleati di Sparta, quando la città era una delle meraviglie della Magna Grecia, e facciano sentire la propria voce perchè i politici smettano una volta per tutte di giocare con la loro pelle, e si attivino per restituire alla città un futuro migliore e giusto.

Senza freni

Il Governo ha posto la questione di fiducia sulla legge elettorale anche al Senato, dopo averlo già fatto alla Camera.

I voti sulla fiducia saranno 5, su altrettanti articoli di questa legge che ci priverà della possibilità di scegliere i parlamentari da eleggere, in totale sfregio delle determinazioni della Corte Costituzionale con le quali aveva affossato l’altrettanto immondo Italicum, dopo aver fatto altrettanto con il Porcellum.

Gentiloni, che fin qui aveva dato prova di equilibrio e temperanza, s’è rimangiato la parola data allorchè, appena assunto il ruolo di Presidente del Consiglio, affermò che il suo Governo si sarebbe tenuto lontano dalla legge elettorale perchè si tratta di un  dispositivo di natura strettamente parlamentare.

L’affermazione è totalmente condivisibile ma il nostro ha pensato bene di obbedire agli ordini del segretario del PD, al quale del Parlamento e delle sue prerogative importa praticamente nulla, e così facendo Gentiloni si è definitivamente giocato ogni residua credibilità.

Non ricorderò i precedenti in materia, l’ho già fatto in un post di qualche giorno fa, ma stasera la mia indignazione è assoluta: non arrivo a dire che siamo in emergenza democratica, non credo agli assolutismi e sarebbe esagerato affermarlo, ma nondimeno penso che a questo punto sia necessaria una decisa presa di coscienza di fronte a una classe politica che non ha alcun pudore delle proprie nefandezze.

Porre la fiducia sulla legge elettorale, ovvero sul dispositivo che determina le regole del gioco, è un atto di estrema gravità, perchè priva il Parlamento della possibilità di intervenire al fine di migliorare quanto predisposto, venendo meno così al proprio ruolo assegnatogli dalla Costituzione.

Vedremo quali iniziative saranno poste in essere per affossare anche questa legge scritta ancora una volta guardando soltanto al tornaconto di questa o di quella forza politica: sono assolutamente certo che qualche costituzionalista porrà la questione nelle sedi opportune e tra qualche tempo, spero il più breve possibile, anche questo parto scellerato della mente perversa di qualche sfaccendato parlamentare ligio agli oprdini superiori e privo di libertà intellettuale sarà smontata e fatta a pezzi, come già accadde con il Porcellum e con l’Italicum.

Non c’è limite all’arroganza dei nostri politici…

http://www.lastampa.it/2017/10/24/italia/politica/rosatellum-al-senato-speranza-pronti-al-dialogo-col-pd-ma-niente-fiducia-KhSmyHUHityMRIi0vnzeqJ/pagina.html

 

Le Cassandre del referendum

Ricordate cosa accadeva un anno fa? Aspettavamo trepidanti il fatidico 4 dicembre, data nella quale si sarebbe celebrato il salvifico referendum sulla riforma costituzionale partorito dal Governo Renzi per mano dell’allora Ministro Boschi, l’esperta di banche… e certamente ricorderete quanto spazio fu dedicato dai media all’evento, peraltro credo giustamente, data la rilevanza della consultazione popolare dalla quale sarebbe dipesa una vasta e pesante modifica della Carta Costituzionale.

Qualche giorno fa mi sono tornate alla mente, sollecitate dalla lettura di un quotidiano, le tante dichiarazioni  rilasciate all’epoca da autorevoli commentatori che si dichiaravano favorevoli al sì, ovvero all’approvazione della riforma, e ricordo che molti di loro produssero in me autentico panico, a sentire le fosche previsioni che preannunciavano terremoti, maremoti, tempeste e uragani, e il ripetersi delle sette piaghe bibliche… insomma, nel caso infausto della vittoria del no per l’Italia si sarebbe aperto un periodo di tragedie inenarrabili.

Per non parlare dell’ineffabile Boschi, che affermò che la vittoria del sì avrebbe facilitato la lotta al terrorismo, per quale arcana ragione è ignoti ai più…

Scherzi a parte, ricordo perfettamente ad esempio che il Centro Studi di Confindustria, a seguito di un’approfondita analisi, profetizzò che nel caso avesse vinto il no ci sarebbe stato un crollo del PIL, valutabile in 4 punti, 258mila posti di lavoro in meno e l’aumento di 430mila persone in condizione di povertà. Insomma, c’era di che spaventarsi e da far riflettere su come votare, quel benedetto 4 dicembre…

Per non parlare dello spread, questo terrorizzante parametro il cui repentino aumento portò alla fine del 2011 alla caduta del governo Berlusconi e all’avvento dell’esecutivo Monti: avesse vinto il no, secondo insigni economisti lo spread sarebbe schizzato a livelli record e l’Italia miseramente spazzata fuori dall’euro!!!

Poi, come sappiamo, succede che il 4 dicembre vince il sì, e lo fa prepotentemente, con il 60% dei voti, circa 20 milioni, e Renzi coerentemente lascia Palazzo Chigi, guardandosi bene però dal mantenere la parola data, cioè quella di lasciare la politica attiva, ma il rispetto delle promesse non è cosa per lui, come è apliamente dimostrato dai fatti.

E lo stesso fa la Boschi, che aveva anch’essa minacciato di ritirarsi a vita privata in caso di sconfitta delle ragioni del sì, ma d’altronde aveva da gestire questioni bancarie, meglio restare in prima fila, anzi con il governo Gentiloni addirittura diventa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, promossa per aver scritto una riforma bocciata sonoramente, mica male come carriera…

Ora, quasi un anno dopo, e nonostante la vittoria del no, l’Italia è ancora in Europa, lo spread è a 159 nel momento in cui scrivo, l’ISTAT e la Banca d’Italia affermano che siamo in fase di ripresa, pur essendo fanalini di coda in Europa quanto a ritmo di crescita, alle spalle pure della derelitta Grecia, ma sempre meglio che il segno meno, questo va riconosciuto…

Quindi tutte le più fosche e terrifiche previsioni sono state clamorosamente smentite, ma nessuno tra le Cassandre poco professionali ha sentito il dovere morale di riconoscere che le previsioni sparse con tanta prosopopea erano drammaticamente sbagliate e prive di fondamento: trovo che tutto ciò sia particolarmente grave, perchè l’opinione convinta dei cosiddetti esperti rischia di condizionare il giudizio di quanti come me e tantissimi altri, non esperti di materie così complesse,  ripongono la propria fiducia su coloro i quali si vantano di esserlo ma che, alla prova dei fatti, mostrano che con ogni evidenza tali non sono.

Si può sbagliare, certo in buona fede, ma è doveroso riconoscerlo, una volta che i fatti della storia dimostrano il contrario, altrimenti la credibilità e l’autorevolezza della quale si gode va a farsi benedire, e questo non è utile per un Paese già in difficoltà come il nostro.

Il PD e le banche

Due giorni fa il PD ha presentato alla Camera una mozione con la quale chiede al Governo di procedere ad individuare una figura adeguata cui affidare il compito di Governatore della Banca d’Italia, in grado di assicurare la necessaria indipendenza ed efficienza, vista la prossima scadenza dell’incarico dell’attuale titolare, Ignazio Visco.

In primis, è opportuno ricordare che l’attuale ordinamento prevede che la nomina per tale delicato incarico spetta al Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, e sentito il parere del Consiglio Superiore della stessa Banca d’Italia.

Ne consegue che nè il Parlamento, nè tantomeno i partiti politici possono interferire in tale provvedimento, se non a prezzo di uno strappo istituzionale.

Ma ciò evidentemente non è sufficiente a frenare le pulsioni del Segretario del PD, Matteo Renzi, il quale mentre dice di percorrere l’Italia in treno per sentire cosa la gente pensa sia necessario fare per risollevare il Paese, trova comunque il tempo per ingerire in una pratica rispetto alla quale non ha alcun titolo, se non quello che gli impone la sua protervia, evidentemente non pago degli schiaffoni ricevuti in pieno viso in un numero imbarazzante di elezioni comunali, regionali e affini tutte clamorosamente perse, per non parlare del referendum del 4 dicembre scorso, con 20 milioni di voti che hanno affossato la terribile riforma costituzionale proposta da lui e dai suoi ascari.

La mozione ha suscitato un coro assordante di opinioni contrarie, anche da parte di commentatori solitamente pacati e che certo non possono essere accusati di essere dei rivoluzionari: ne cito alcuni, tra i quali Massimo Giannini, Ferruccio De Bortoli, Antonio Polito, Lina Palmerini tra i giornalisti, fino a rilevanti politici, anche all’interno dello stesso PD, come Walter Veltroni, Giorgio Napolitano, Carlo Calenda, Luigi Zanda, Andrea Orlando e ancora altri, e fuori dal partito come Bersani, Fassina, Brunetta, e mi fermo qui perchè l’elenco è lunghissimo.

Addirittura Eugenio Scalfari, ultimamente piuttosto indulgente nei confronti di Renzi, ma evidentemente scoraggiato da quest’ultima impresa del nostro eroe, stamattina sulla Repubblica arriva a invocare per il toscano una visita neurologica per cercare  una cura capace di guarirlo da quelle pulsioni delle quali sembra soffrire e che lo conducono a queste miserrime figure… che dire, con tutto il rispetto per un grande nome del giornalismo italiano, meglio tardi che mai.

Non bastasse tutto ciò, stamani su tantissimi quotidiani si afferma che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, la Maria Elena Boschi che in materia di banche è certamente un’autorità, sarebbe stata perfettamente a conoscenza della mozione, anzi addirittura avrebbe partecipato attivamente alla scrittura della stessa, senza aver preventivamente informato il Presidente del Consiglio Gentiloni, anch’egli del PD, come tutti sappiamo.

E allora, traiamo le conclusioni:

  • come può un partito al Governo ininterrottamente dal 2011 ad oggi, e  che ha affrontato e gestito le crisi del MPS prima e delle Banche Popolari poi (prime tra tutte la Banca Etruria così cara alla Boschi) ergersi a paladino dell’indipendenza della Banca d’Italia, dopo aver colpevolmente atteso mesi e mesi prima di intervenire efficacemente, salvo poi farlo a babbo morto con un decreto che ha privato tanti piccoli  risparmatori dei propri quattrini e che ancora aspettano un rimborso dopo essere stati truffati? Ma davvero non vi è alcun senso del pudore? Decreto che peraltro li priva della possibilità di rivalersi in solido nei confronti degli amministratori delle stesse banche…
  • è il caso di ricordare che Renzi, ancora nel 2016, invitava gli italiani a comprare azioni del Monte dei Paschi di Siena, sostenendo che sarebbe stato un autentico affare, quando era a rischio la sopravvivenza stessa dell’Istituto? E ciò dopo averne acuito i problemi inseguendo improbabili soluzioni di mercato invece di agire per tempo, ma d’altronde preferiva aspettare il referendum poi clamorosamente perso
  • e la Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla crisi delle banche, promessa più di un anno e mezzo fa e istituita solo poche settimane or sono, ben sapendo che il limitato tempo che ci separa dalla fine della legislatura non consentirà di arrivare a nessun risultato apprezzabile
  • dopo aver zittito il Parlamento imponendo al Governo di porre la fiducia alla Camera sulla legge elettorale, e vedrete che farà lo stesso al Senato per evitare sorprese, il ras toscano continua imperterrito con il suo atteggiamento arrogante e irrispettoso sia della correttezza istituzionale sia delle regole che disciplinano il nostro ordinamento, producendo strappi sia con il Quirinale, sia con quel Governo presieduto da un esponente del suo stesso partito con il chiaro intento di porlo in difficoltà in vista delle prossime elezioni politiche, per eliminare un potenziale competitore per Palazzo Chigi, dopo averne già eliminato uno (ricordate Enrico stai sereno?). Ma il personaggio è del tutto privo di senso delle istituzioni, questo è palese
  • è di tutta evidenza che questa nuova schifezza serve a Renzi per individuare un capro espiatorio sulle spalle del quale far ricadere le responsabilità del disastro delle banche e combattere il M5S sul suo stesso terreno in campagna elettorale, ma soprattutto per porre Visco in condizioni difficili in vista dell’audizione dello stesso da parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta, nel corso della quale potrebbero venire alla luce questioni legate alle interferenze della Boschi sulle vicende di Banca Etruria, negate di fronte al Parlamento ma in merito alle quali ancora attendiamo dal Sottosegretario risposte convincenti. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma si rischia di prenderci..

Spero che il Presidente della Repubblica e quello del Consiglio non si lascino condizionare in alcun modo dalla imperdonabile invasione di campo del Segretario del PD e dei suoi sodali e procedano secondo logica e opportunità, per non indebolire ulteriormente agli occhi dell’Europa la figura della Banca d’Italia, tanto più che tra pochi giorni si terrà un’importante riunione economica alla quale parteciperà il Governatore in carica, e l’Italia non può permettersi il lusso di non essere accolta con la necessaria credibilità e prestigio.

Renzi faccia il Segretario del PD e la smetta di considerare sè stesso il salvatore della Patria, l’abbiamo già visto all’opera, gli siamo grati per l’impegno ma, come si dice, abbiamo già dato e non credo valga la pena di concedergli fiducia, non è per lui e soprattutto non è per noi…

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Come funziona il Rosatellum

In questi giorni, dopo l’approvazione alla Camera della nuova legge elettorale grazie al ricorso allo strumento della fiducia, da più parti si è acceso il dibattito sulle qualità e sui difetti del nuovo dispositivo.

Sul ricorso alla fiducia credo vi sia poco da aggiungere: l’ineffabile Renzi due giorni fa in un’intervista alla Repubblica ricordava il precedente di De Gasperi nel 1953 con la famosa legge truffa, omettendo però di citare il fatto che fu applicata solo al Senato dopo che la Camera aveva approvato la legge secondo la normale prassi, e che il Presidente del Senato, contrario alla decisione, dopo le votazioni si dimise.

Naturalmente il fenomeno toscano non ha citato il precedente del 1923 con Mussolini, chissà perchè, nè il fatto che egli stesso nel 2014 sosteneva la necessità che la legge elettorale fosse varata con modalità tali da garantire la pluralità delle opinioni da parte di tutte le forze politiche presenti in Parlamento (come ho ricordato in un precedente post).

Nè ricorda che nel 2013 la Giunta per il Regolamento della Camera definì una specifica procedura nella quale si proponeva esplicitamente di vietare di porre la fiducia sulle leggi elettorali: tra i relatori Gianclaudio Bressa, del PD, sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, e tra i firmatari Luigi Zanda, capogruppo al Senato per il PD.

Quando si dice la coerenza…

Ma sperare nella sincerità di Renzi è assolutamente tempo sprecato, il personaggio è geneticamente impedito a dire la verità.

Tuttavia, è bene sapere come funziona il Rosatellum, con il quale andremo a votare la prossima primavera se passerà anche all’esame del Senato (io spero di no, ma certamente troveranno qualche stratagemma per ottenere i voti necessari, magari ricorrendo ancora una volta alla fiducia, non c’è due senza tre…).

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La scheda elettorale prevede che si possa votare indifferentemente per il candidato al collegio uninominale, o per la lista collegata al partito per la quota proporzionale o solo per il partito, in ogni caso mi porto a casa l’intero pacchetto.

Non è possibile il voto disgiunto: quindi se voglio votare per un candidato che stimo ma non per il partito, cosa che accade ad esempio in Germania, non posso farlo, quindi devo accettare che il mio voto venga automaticamente associato alla lista e quindi vada attribuito anche a quei candidati prescelti dal partito e che magari non godono della mia fiducia.

Il risultato è che io voto per Caio, e quel voto se lo pappa pure Sempronio, Tizio e compagnia cantante, in barba alla mia volontà che non posso esprimere compiutamente.

E così il prossimo Parlamento sarà composto per il 63% o giù di lì di nominati, scelti dal capo partito e chiaramente a lui fedeli, perchè sennò niente elezione.

Facendo ancora una volta scempio dei reiterati pronunciamenti della Corte Costituzionale.

Quella che ho appena espresso non è la mia opinione, ma la semplice esposizione dei fatti, per quelli che sono e niente di più.

E invito tutti ad andare a leggere ciò che di questa legge pensano, tanto per citarne alcuni, Paolo Mieli, solitamente pacato e misurato ma stavolta piuttosto “su di giri” nel contestarla aspramente, Massimo Cacciari, il costituzionalista Gianluigi Pellegrino, e, dulcis in fundo, il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky in un analitico articolo comparso ieri sulla Repubblica.

Non resta che farsi sentire firmando la petizione predisposta da Change.org, arrivata a quasi 150.000 firme, nella speranza che il Presidente Mattarella, ricordandosi di essere stato Giudice Costituzionale e in quanto tale di avere contribuito ad affossare il pessimo Porcellum, dica qualcosa su questa legge che ancora una volta ci priva della possibilità di esprimere liberamente il nostro voto ed esercitare  compiutamente i nostri diritti, forse non è ancora troppo tardi…

Di seguito il link:

 https://www.change.org/p/capigruppo-di-camera-e-senato-lasciateci-scegliere-i-parlamentari?source_location=discover_feed

 

Quanto conta l’Italia?

Calipari, Regeni, cosa vi ricordano questi due nomi?

Sono due italiani che hanno perso la vita all’estero e i cui assassini sono rimasti tuttora impuniti, nonostante le perentorie assicurazioni fornite dai governi che assicuravano che ciò non sarebbe mai stato tollerato.

E Silvia Baraldini e i due Fucilieri di Marina? Imprigionati all’estero, nel primo caso negli USA con un’accusa di associazione sovversiva mai completamente chiarita fino all’estradizione del 1999, nel secondo due militari imprigionati in India per lunghi mesi, senza la formulazione definitiva di un preciso capo d’accusa e infine rientrati in Patria con la spada di Damocle di un giudizio sulle cui modalità non vi è alcuna chiarezza.

E ora il caso Cesare Battisti, terrorista rosso colpevole di quattro omicidi, condannato a quattro ergastoli con una sentenza passata in giudicato sulla cui correttezza si è favorevolmente espressa la Corte Europea, da più di trent’anni latitante e ora rifugiato in Brasile, dove il nostro eroe si permette di pontificare spacciandosi per una specie di perseguitato politico.

Trent’anni nel corso dei quali i parenti delle sue vittime hanno chiesto con forza ai governi italiani di adoperarsi perchè Battisti venisse riportato in Italia per scontare la pena, senza sortire alcun risultato.

Ora pare che l’estradizione sia vicina, dal momento che il Presidente del Brasile sembra intenzionato ad abrogare il provvedimento emesso dal suo predecessore Lula (intanto finito nel vortice di una imbarazzante vicenda giudiziaria che ne ha definitivamente offuscato la fama della quale godeva) che di fatto la impediva.

Ma non è il caso di fidarsi dell’attuale governo, in questi giorni impegnato a portare a compimento lo scempio della nuova orribile legge elettorale, e allora forse è il caso di farsi sentire, firmando la petizione che change.org ha lanciato per sensibilizzare sulla necessità di ottenere giustizia: io l’ho già fatto, in calce posto il link della pagina di change, fatelo, se vi va, l’Italia deve essere rispettata, nonostante l’ignavia dei nostri politici, avvezzi ai giochi di potere di bassa portata nel corso dei quali mostrano vigore e decisionismo, ma timorosi e sussurranti quando si tratta invece di far sentire la propria voce quando è in gioco l’onore stesso della nostra Nazione.

https://www.change.org/p/cesare-battisti-estradato-in-italia-subito?source_location=discover_feed

 

Coerenza e sincerità…?

Nel gennaio del 2014 Matteo Renzi twittava a proposito della legge elettorale, affermando che la si doveva scrivere tutti insieme, perchè per sua natura quello è un dispositivo che deve godere dell’accordo di tutti.

Che dire, affermazione sacrosanta e assolutamente condivisibile, se non fosse che poi, al momento di legiferare sull’orribile Italicum, il nostro eroe, Presidente del Consiglio senza passare dalle elezioni (dopo aver affermato che mai avrebbe potuto ambire a quell’incarico se non suffragato dal voto popolare, a proposito di bugie che il tipo propina con estrema facilità…), pone la questione di fiducia.

Blinda quindi la legge impedendo al Parlamento di discuterne, privandolo quindi dell’esercizio delle proprie prerogative costituzionali, e ripolverando precedenti soltanto risalenti all’epoca del fascismo (nel 1923, con la famigerata legge Acerbo) e al 1953, quando il governo De Gasperi sottopose alla fiducia la cosiddetta legge truffa, tanto per intenderci, il cui meccanismo di ripartizione dei seggi era tuttavia ben più equo sia di quello proprio del defunto Italicum, sia dell’attuale orrido Rosatellum.

E ora, dopo aver sacramentato che ciò non sarebbe accaduto mai più, vedasi all’argomento quanto affermato dall’ineffabile relatore Emanuele Fiano (Pd), : “Non abbiamo mai pensato alla fiducia” e dallo stesso premier Paolo Gentiloni – durante un discorso alla Camera –  che aveva dichiarato: “Sulla legge elettorale il governo non sarà l’attore principale”, il fiorentino impone al governo nel quale non siede ma che evidentemente condiziona pesantemente di ricorrere ancora una volta a questo  disonesto stratagemma.

Cosa aggiungere, questo è il livello dei politicanti che decidono delle regole che dovrebbero disciplinare la cosa pubblica, gente che non ha rispetto delle sue stesse opinioni e che forse crede che la gente non abbia memoria…

Non è così e spiace dover notare che anche la cosiddetta opposizione non brilla certo per coerenza, visto che su questa tremenda legge elettorale sono d’accordo praticamente tutti, con qualche sparuta eccezione.

Che brutto momento, tra un pò arriverò a rimpiangere la prima Repubblica…

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Il nuovo libro di Paul Auster

Da oggi è nelle librerie il nuovo libro di Paul Auster, autore americano del New Yersey, certamente una delle voci più autorevoli nel panorama della letteratura postmoderna americana e tra i miei preferiti in assoluto.

Nei suoi libri, spesso ambientati a New York, scandaglia le nevrosi dell’uomo contemporaneo lasciando intendere come spesso le sue vicende terrene siano comunque affidate al caso.

La sua è una produzione prolifica, e i romanzi più belli tra i tanti sono, a mio avviso, “Leviatano”, “Trilogia di New York”, “Invisibile”, “La musica del caso”, ma ogni suo scritto merita di essere letto perchè è sempre in grado di regalare qualcosa su cui riflettere.

Nel suo ultimo voluminoso romanzo, dallo strano titolo “4 3 2 1”, racconta le possibili quattro vite di Archie Ferguson, sostenendo che a volte per raccontare una vita una sola storia possa non essere sufficiente.

E’ un pò il concetto delle sliding doors, delle possibilità avute e non colte che possono cambiare il senso di un’esistenza, e di come dentro ciascuno di noi possono annidarsi tutte quelle persone che saremmo potute essere ma che non siamo state.

Auster è una mia passione, e gli faccio sempre una gran pubblicità: peccato che lui non lo sappia, magari mi gratificherebbe di una percentuale degli incassi in Italia…

P.S.: se non lo avete già visto, consiglio il film “Smoke”, tratto da un suo romanzo, del quale è stato co-regista insieme con Waine Wang, è un  affresco di un popolare quartiere di New York visto da una tabaccheria, un piccolo film gradevole e molto interessante

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Ancora sulla legge elettorale

Oggi pomeriggio il pessimo Rosatellum arriva alla Camera per le votazioni.

Dopo aver paventato l’applicazione della fiducia, come già fece impunemente il governo Renzi per approvare l’Italicum, adottando quindi uno strumento che nemmeno i regimi autoritari osano adoperare, privando in questo modo il Parlamento della possibilità di esercitare la sua funzione di controllo e verifica, e tanto più sulla legge elettorale che è lo strumento attraverso il quale vengono stabilite le regole del gioco e quindi dovrebbe essere soggetta alla più ampia e aperta discussione, ora pare che la soluzione che il governo Gentiloni ha escogitato è quella del “canguro”, ovvero un super-emendamento monstre che raccoglie in sè i principi generali della legge e che in questo modo sterilizza quelli lecitamente presentati dalla varie forze politiche (circa 200, pare), che non sarebbero così ammissibili e non verrebbero neanche discussi.

Per quanto mi riguarda, è una vergogna che partiti che richiamano anche nel loro nome il concetto di democrazia (l’uno) e di libertà (l’altro) più i vari cespugli e cespuglietti si trincerino dietro strumenti illiberali e antidemocratici, per evitare alla fine della fiera che gli elettori possano esprimere il proprio voto scegliendosi il candidato migliore, o possano votare disgiuntamente tra lista e candidato, affidando invece la scelta ai segretari di partito, come se questi ultimi avessero dimostrato negli ultimi anni di meritarsi tale attestazione di fiducia.

Io ho firmato una petizione promossa dal Fatto Quotidiano per protestare contro questa nuova nefandezza, e spero che lo facciano tantissimi altri ancora, per far sentire la voce libera di chi reclama un preciso diritto costituzionale che le forze politiche presenti in Parlamento, elette peraltro con una legge ai più nota come Porcellum (il nome dice tutto…), mostrano quotidianamente di ignorare.

Quello che riporto in calce è il link al quale è possibile riferirsi per firmare la petizione: fatelo nella speranza che anche questa orribile legge faccia la fine delle due degne sorelle che l’hanno preceduta.

https://www.change.org/p/capigruppo-di-camera-e-senato-lasciateci-scegliere-i-parlamentari

Schema Rosatellum

All’inizio fu il Porcellum

Porcellum, Italicum e ora il Rosatellum, è proprio vero che al peggio non c’è mai fine!

Sì, perchè i nostri ineffabili politici stanno per portare nella aule della Camera dei Deputati la nuova legge elettorale che, in barba ai rilievi della Corte Costituzionale, associa a sè gran parte dei  difetti dei due illustri sistemi predecessori.

Prima il Porcellum, il cui poco nobile appellativo fu coniato da quello stesso Senatore Calderoli che ne fu l’ideatore, giudicato incostituzionale dalla Corte che nel 2014 ne sancì la “grave alterazione della rappresentanza democratica” perchè non imponeva il raggiungimento di una soglia minima alla lista cui poi veniva riconosciuto un corposo premio di maggioranza.

Approvato quindi da un governo di centro destra, non fu mai modificato neanche da quello di centro sinistra che vinse le lezioni nel 2006 e gli stessi parlamentari ora in carica sono figli di quello scempio.

Poi il mitico Italicum, la legge elettorale ideata dalle teste d’uovo del governo Renzi, quella legge che a detta dello stesso Renzi tutta l’Europa avrebbe copiato da lì a breve, folgorata dalla sua straordinaria efficacia e dalla sua assoluta democraticità!

In realtà sarà ricordata per essere forse l’unica legge elettorale al mondo abrogata senza essere stata utilizzata neanche una volta, smontata pezzo per pezzo dalla Corte Costituzionale dopo la batosta della bocciatura del referendum del 4 dicembre del 2016.

E anche in  questo caso con motivazioni nelle quali la Corte richiama il precedente dispositivo, citando tra le più importanti il meccanismo del ballottaggio, che avrebbe assicurato un corposo premio di maggioranza alla lista che avrebbe preso più voti, quale che fosse la percentuale effettiva, la possibilità delle pluricandidature dei capi lista, ed altre amenità del genere.

Anche questa legge, in sostanza, priva il cittadino elettore della possibilità di scegliere il proprio rappresentante da mandare in Parlamento, delegando la scelta ai segretari di partito che ovviamente infarcirebbero le liste dei loro ascari, per poi pilotarli durante l’attività delle Camere.

Ed ora il Rosatellum, anch’esso con il nome latinizzato secondo questa moda che forse tende a rendere più digeribili e presentabili degli autentici obbrobri…

Cosa hanno pensato di fare coloro i quali sentono la responsabilità di dare al Paese una legge elettorale equa e che consenta una vera rappresentatività?

Tirano fuori un meccanismo che prevede che il 60% degli eletti verrà fuori da listini bloccati, senza che l’elettore possa liberamente esprimere la propria scelta, esattamente quello che la Corta Costituzionale aveva stabilito nelle due sue pronunce.

Il tutto all’interno di un sistema misto maggioritario-proporzionale, con prevalenza del secondo, con una soglia di sbarramentto posta al 3% così da consentire ai partitini (primo tra tutti quello dell funambolico Alfano) di portare in Parlamento qualche rappresentante da far poi pesare al momento di formare il governo.

E questo ulteriore vulnus democratico viene approvato praticamente da tutti i partiti, fatta eccezione per M5S, Articolo 1 MDP e Fratelli d’Italia, insomma quasi all’unanimità.

Appare evidente, stando ai sondaggi che ci dicono che ben difficilmente si potrà avere nel post elezioni un quadro politico tale da garantire una pur labile governabilità, che la legge è strutturata così da rendere inevitabile l’ennesimo governo delle larghe intese, tra il PD e Forza Italia, nonostante prima Renzi e poi Berlusconi, il primo clone del secondo, neghino a gran voce tale eventualità e si professino alternativi l’uno all’altro.

Ma proprio perchè due personaggi di questo calibro, che della bugia hanno fatto un’arte, lo negano, sta a significare che la minestra è pronta…

Ho letto che già si stanno preparando i ricorsi alla Corta Costituzionale per segnalare le storture di questo nuovo frutto del fertile ingegno dei nostri politici, e chissà che non ci tocchi di assistere alla terza bocciatura consecutiva, a significare plasticamente l’inadeguatezza della classe politica italiana incapace di raccogliere le istanza del popolo cui spetta la sovranità, come è sancito dall’art. 1 della Costituzione, uscita salva dall’assalto del 4 dicembre.

Speriamo che il voto segreto cui la legge sarà sottoposta spinga una folta schiera di politici dotati di una coscienza critica e senso delle istituzioni a emendarla nella giusta direzione, altrimenti la distanza quasi incolmabile che oramai separa la politica dagli elettori aumenterà ulteriormente, ma non ho grande fiducia che ciò accada.

L’impressione è che i nostri “rappresentanti del popolo” abbiano a cuore soltanto la poltrona sulla quale sono seduti e dalla quale non hanno alcuna intenzione di schiodarsi, e che delle esigenze degli italiani si preoccupino poco o niente.

Questo è quanto