Da oggi è nelle librerie il nuovo libro di Paul Auster, autore americano del New Yersey, certamente una delle voci più autorevoli nel panorama della letteratura postmoderna americana e tra i miei preferiti in assoluto.
Nei suoi libri, spesso ambientati a New York, scandaglia le nevrosi dell’uomo contemporaneo lasciando intendere come spesso le sue vicende terrene siano comunque affidate al caso.
La sua è una produzione prolifica, e i romanzi più belli tra i tanti sono, a mio avviso, “Leviatano”, “Trilogia di New York”, “Invisibile”, “La musica del caso”, ma ogni suo scritto merita di essere letto perchè è sempre in grado di regalare qualcosa su cui riflettere.
Nel suo ultimo voluminoso romanzo, dallo strano titolo “4 3 2 1”, racconta le possibili quattro vite di Archie Ferguson, sostenendo che a volte per raccontare una vita una sola storia possa non essere sufficiente.
E’ un pò il concetto delle sliding doors, delle possibilità avute e non colte che possono cambiare il senso di un’esistenza, e di come dentro ciascuno di noi possono annidarsi tutte quelle persone che saremmo potute essere ma che non siamo state.
Auster è una mia passione, e gli faccio sempre una gran pubblicità: peccato che lui non lo sappia, magari mi gratificherebbe di una percentuale degli incassi in Italia…
P.S.: se non lo avete già visto, consiglio il film “Smoke”, tratto da un suo romanzo, del quale è stato co-regista insieme con Waine Wang, è un affresco di un popolare quartiere di New York visto da una tabaccheria, un piccolo film gradevole e molto interessante