Ricordate cosa accadeva un anno fa? Aspettavamo trepidanti il fatidico 4 dicembre, data nella quale si sarebbe celebrato il salvifico referendum sulla riforma costituzionale partorito dal Governo Renzi per mano dell’allora Ministro Boschi, l’esperta di banche… e certamente ricorderete quanto spazio fu dedicato dai media all’evento, peraltro credo giustamente, data la rilevanza della consultazione popolare dalla quale sarebbe dipesa una vasta e pesante modifica della Carta Costituzionale.
Qualche giorno fa mi sono tornate alla mente, sollecitate dalla lettura di un quotidiano, le tante dichiarazioni rilasciate all’epoca da autorevoli commentatori che si dichiaravano favorevoli al sì, ovvero all’approvazione della riforma, e ricordo che molti di loro produssero in me autentico panico, a sentire le fosche previsioni che preannunciavano terremoti, maremoti, tempeste e uragani, e il ripetersi delle sette piaghe bibliche… insomma, nel caso infausto della vittoria del no per l’Italia si sarebbe aperto un periodo di tragedie inenarrabili.
Per non parlare dell’ineffabile Boschi, che affermò che la vittoria del sì avrebbe facilitato la lotta al terrorismo, per quale arcana ragione è ignoti ai più…
Scherzi a parte, ricordo perfettamente ad esempio che il Centro Studi di Confindustria, a seguito di un’approfondita analisi, profetizzò che nel caso avesse vinto il no ci sarebbe stato un crollo del PIL, valutabile in 4 punti, 258mila posti di lavoro in meno e l’aumento di 430mila persone in condizione di povertà. Insomma, c’era di che spaventarsi e da far riflettere su come votare, quel benedetto 4 dicembre…
Per non parlare dello spread, questo terrorizzante parametro il cui repentino aumento portò alla fine del 2011 alla caduta del governo Berlusconi e all’avvento dell’esecutivo Monti: avesse vinto il no, secondo insigni economisti lo spread sarebbe schizzato a livelli record e l’Italia miseramente spazzata fuori dall’euro!!!
Poi, come sappiamo, succede che il 4 dicembre vince il sì, e lo fa prepotentemente, con il 60% dei voti, circa 20 milioni, e Renzi coerentemente lascia Palazzo Chigi, guardandosi bene però dal mantenere la parola data, cioè quella di lasciare la politica attiva, ma il rispetto delle promesse non è cosa per lui, come è apliamente dimostrato dai fatti.
E lo stesso fa la Boschi, che aveva anch’essa minacciato di ritirarsi a vita privata in caso di sconfitta delle ragioni del sì, ma d’altronde aveva da gestire questioni bancarie, meglio restare in prima fila, anzi con il governo Gentiloni addirittura diventa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, promossa per aver scritto una riforma bocciata sonoramente, mica male come carriera…
Ora, quasi un anno dopo, e nonostante la vittoria del no, l’Italia è ancora in Europa, lo spread è a 159 nel momento in cui scrivo, l’ISTAT e la Banca d’Italia affermano che siamo in fase di ripresa, pur essendo fanalini di coda in Europa quanto a ritmo di crescita, alle spalle pure della derelitta Grecia, ma sempre meglio che il segno meno, questo va riconosciuto…
Quindi tutte le più fosche e terrifiche previsioni sono state clamorosamente smentite, ma nessuno tra le Cassandre poco professionali ha sentito il dovere morale di riconoscere che le previsioni sparse con tanta prosopopea erano drammaticamente sbagliate e prive di fondamento: trovo che tutto ciò sia particolarmente grave, perchè l’opinione convinta dei cosiddetti esperti rischia di condizionare il giudizio di quanti come me e tantissimi altri, non esperti di materie così complesse, ripongono la propria fiducia su coloro i quali si vantano di esserlo ma che, alla prova dei fatti, mostrano che con ogni evidenza tali non sono.
Si può sbagliare, certo in buona fede, ma è doveroso riconoscerlo, una volta che i fatti della storia dimostrano il contrario, altrimenti la credibilità e l’autorevolezza della quale si gode va a farsi benedire, e questo non è utile per un Paese già in difficoltà come il nostro.