Populismo e fake news

Siamo ormai in piena campagna elettorale, e tra Leopolde e contro Leopolde, tutti i partiti cercano argomenti per cercare di attrarre quella larga parte dell’elettorato che non crede più in loro, e che da tempo si astiene al momento di votare.

Da una classe politica responsabile e cosciente delle reali difficoltà del Paese ci si aspetterebbe un franco e leale richiamo alla situazione oggettiva, con proposte serie e ragionevoli che spieghino nel merito la loro strategia: e invece assistiamo a una triste e inadeguata rincorsa all’annuncio roboante e privo di senso.

In particolare, c’è questa a mio parere sterile contesa per affibbiare a questo o a quel partito la patente di populista, che a parole tutti aborrono ma che a ben vedere andrebbe assegnata ex aequo quasi a tutti!

Intanto non mi è chiaro cosa voglia dire essere populista: forse accusare i partiti di non intervenire sui problemi veri e reali che attanagliano la gran parte della popolazione, quali l’economia che nonostante la supposta crescita della quale tuttavia tantissimi non si accorgono e continuano a vivere con stipendi e pensioni da fame?

O il fenomeno dell’immigrazione, che se non correttamente gestita provoca paura e timore, nonostante certamente non si possa parlare, numeri alla mano, di invasione ma che comunque è un problema che va studiato e per il quale devono essere individuate soluzioni serie che compatibilizzino il dovere dell’accoglienza con il diritto alla serenità e alla sicurezza di ciascuno di noi?

O la drammatica mancanza di lavoro, al di là delle trionfanti dichiarazioni a proposito delle proprietà taumaturgiche del famigerato jobs act, che una volta esaurita la spinta dopante degli sgravi alle imprese per le nuove assunzioni, ha visto l’aumento spropositato dei contratti a tempo determinato, avendo intanto privato i lavoratori di diritti faticosamente conquistati con le lotte sindacali che segnarono gli anni settanta?

Potrei continuare con tanti e tanti ulteriori esempi, ma il concetto è chiaro: se essere populisti significa denunciare quello che non  funziona al di là di ciò che i partiti propagandano per un miope bisogno di raccogliere proseliti che poi fatalmente non arrivano, ebbene, allora io sono un populista, ma credo di essere in buona compagnia, con buona pace dei benpensanti e dei radical chic che nei loro ovattati salotti televisivi si crogiolano al cospetto del ras politico di turno!!!

E nessuno venga a dirmi che Renzi, Berlusconi, Di Maio e il resto della compagnia non amino solleticare la pancia degli elettori con argomenti demagogici e scevri di ogni riferimento oggettivo: i primi populisti sono proprio loro!!!

Renzi poi alla Leopolda che si conclude oggi attacca sulle fake news, questa moda perversa che mira alla diffusione di notizie false e prive di qualsiasi fondamento atte a screditare l’avversario politico di turno.

Ha ragione, è un sistema barbaro, non si può cercare di ingannare la gente con informazioni false e tendenziose, è una pratica barbara e indegna di una classe dirigente degna di questo nome: ma che lo denunci Renzi è paradossale, perchè il personaggio non è certamente avvezzo a dire la verità, e quanto a bugie può tenere docenze sulla materia nei più prestigiosi atenei del mondo, non ha rivali.

Non credo vi siano sostanziali differenze tra bugie e fake news, sono due facce della stessa medaglia, sono entrambi maniere poco corrette per cercare di ingannare gli altri, con ogni probabilità vanamente perchè quelli che hanno l’anello al naso sono in numero minore di quanto i nostri ineffabili politici pensano.

Quelli di voi che hanno la pazienza di leggere quel che scrivo provino ad andare su un qualsiasi motore di ricerca e digitino “le bugie di Matteo Renzi”, troveranno decine e decine di siti nei quali vi sono vignette, trascrizioni e soprattutto filmati nei quali sono riportate le mirabolanti promesse e dichiarazioni di Renzi e le puntuali smentite dei fatti poi verificatisi.

Per risparmiarvi la fatica vi propongo un paio di video che ho trovato su Youtube

 

Sapete che non nutro particolare simpatia per Renzi, ma premesso che anche i suoi competitori non sono mostri di sincerità, quasi nessuno escluso, credo fermamente che l’esercizio della politica debbe essere connotato dalla sincerità e dalla coerenza, e che sia noi elettori che soprattutto i cosiddetti opinion makers dovrebbero provare a fare quello che gli inglesi chiamano fact checking, ovvero la puntuale verifica basata su dati di fatto oggettivi e riscontrabili di quato accade in relazione a quanto viene promesso in campagna elettorale, salvo poi fare il contrario una volta al Governo o comunque in Parlamento.

Qualcuno può aiutarmi a capire quali sono le vere proposte attuabili e sostenibili che i partiti stanno avanzando in vista delle prossime elezioni? Io ci sto provando ma non ne trovo traccia, e intanto la Commissione Europea ci avverte che i conti dell’Italia non sono in ordine, che la manovra fininziaria appena presentata piena zeppa di bonus non è nè chiara nè sufficiente, e che nella prossima primavera bisognerà definire un ritocco di almeno 3,5 – 4 miliardi di Euro, per evitare di attivare la clausola di salvaguardia con l’aumento dell aliquote IVA, e tutto questo mentre i nostri politici ci raccontano che la ripresa è pienamente in atto, che l’Italia riparte, non si sa per andare dove però, che l’occupazione aumenta (andatelo a raccontare ai giovani che non trovano lavoro neanche a morire), e via così.

Voterò per chi avrà il coraggio di essere sincero, e so bene che il mio potrebbe rivelarsi un auspicio vano e destinato a non realizzarsi, ma una campagna elettorale basata su promesse vaghe e che chiaramente saranno disattese è triste e non potrà sortire risultato diverso da un ulteriore allontanamento di larga parte dell’elettorato dalle urne a rimpolpare il primo partito italiano, quello dell’astensione.