Sulla Repubblica di oggi ho letto un interessantissimo articolo di Gianluigi Pellegrino, noto costituzionalista, sullo scontro in atto tra il Governo e le Autorità locali della Puglia sul caso ILVA di Taranto.
Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, hanno presentato ricorso dinnanzi al TAR contro la rimodulazione del piano di adeguamento ambientale presentato da Arcelor Mittal, il colosso siderurgico che ha vinto la gara per l’acquisizione dello stabilimento, e per reazione, il Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda ha minacciato lo stop delle procedure se il ricorso non sarà ritirato.
Io non intendo entrare nel merito della disputa, sulla quale da troppo tempo si assiste ad un ignobile ricatto tra il lavoro e la salute, giocato sulla pelle dei tarantini, per biechi interessi economici e purtroppo anche elettorali: dopo le iniziative doverose della Magistratura che hanno fatto esplodere il caso in tutta la sua virulenza, i Governi che si sono succeduti, Monti, Letta e Renzi, hanno cercato di impedirne l’azione emanando decreti che, ponendosi a parole l’obiettivo del risanamento ambientale, non hanno prodotto assolutamente nulla, e i tarantini intanto continuano ad ammalarsi.
E neanche ho voglia di ricordare la nefandezza della quale il Governo Renzi si è macchiato, negando un finanziamento di 50 milioni di Euro, prima solennemente promesso, da investire per il potenziamento della struttura sanitaria tarantina, non credo servano tante parole.
Voglio soltanto dire che questa storia va avanti da decenni, tra l’indifferenza di tanti, politici, amministratori e cittadini; che sulla pelle dei tarantini si gioca una partita nella quale pare che della salute degli stessi non freghi niente a nessuno; che è vero che la Consulta, in una sua sentenza, ha definito l’ILVA “stabilimento di interesse strategico nazionale”, e che in quanto tale potesse continuare la produzione “pur se essa comporti oggettivamente pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute”, ma ciò non solleva le Autorità competenti dall’obbligo di porre in essere tutti i provvedimenti necessari per mitigare sensibilmente tali pericoli a danno della popolazione.
E, infine, come segnala Pellegrino nel suo articolo, non si capisce perchè il Governo abbia accolto la richiesta di Arcelor Mittal di allungare i tempi di risanamento, senza chiarire se tale concessione sia o no coerente con le altre offerte presentate in gara: qui il Ministro Calenda deve delle risposte convincenti, che per ora tardano ad arrivare.
Taranto, mia città natale nella quale non vivo più da anni ma che amo anche più di prima, ha pagato un prezzo troppo alto ad una politica vigliacca e insensibile ai veri valori della solidarietà e del bene comune, e mi domando per quanto tempo ancora i suoi cittadini dovranno chiudere le finestre delle proprie case se spira il vento di tramontana, che insieme all’aria fresca trasporta polveri sottili che respirate ammalano i polmoni, e per quale tragico motivo i bambini tarantini non possono giocare nei parchi liberamente, perchè rischiano di toccare i detriti che provengono da quella cattedrale di morte che ormai l’ILVA rappresenta.
Le cosiddette Autorità, centrali e locali, si siedano attorno allo stesso tavolo e cerchino di trovare una soluzione plausibile, evitando spot da campagna elettorale e posizioni falsamente autorevoli: se così non sarà, spero che i miei concittadini non vadano a votare alle prossime politiche, per dare a questa classe di irresponsabili un chiaro segnale di indignazione e di sdegno, Taranto ha sofferto troppo e merita un futuro migliore.
P.S. del 3 dicembre: ho sentito stamattina, 3 dicembre, al Tg di LA7 che il Ministro Calenda spera che venga presto varata una legge che impedisca alle Autorità locali di porre veti o proporre ricorsi su argomenti di natura industriale, quando definiti di importanza strategica dal Governo nazionale.
Ebbene, spero di aver inteso male: i Governi di questi ultimi anni hanno già infierito pesantemente su Taranto, e quindi Calenda piuttosto si preoccupi di garantire la salute ambientale del territorio e la sua collega Lorenzin, Ministro per la Salute, della quale non posso certo apprezzare l’assordante silenzio sull’argomento, gli porti qualche tabulato, dal quale possa evincersi l’incidenza delle malattie indotte in quel territorio martoriato dalla presenza dell’ILVA, senza tema di smentita. Facciano il proprio dovere, invece di atteggiarsi a decisionisti senza arte nè parte.