A volte nella vita si prendono iniziative, si pongono in essere progetti con l’auspicio che ci portino a conseguire risultati positivi o comunque utili alla nostra causa.
Poi succede che quanto da noi realizzato ci si ritorca contro, e ci troviamo a dover gestire una situazione inattesa con la frustrazione di dover ammettere che sarebbe stato molto meglio se quell’idea non ci fosse mai venuta.
Ed è esattamente quello che sta accadendo con la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Banche: il Pd di Renzi afferma di averla fortemente voluta, al fine di stabilire finalmente la verità su le situazioni nebulose e opache che negli ultimi anni hanno riguardati numerosi istituti italiani.
E dopo averla promessa più di un anno e mezzo fa, si è risolto a vararla soltanto poche settimane or sono, con ogni probabilità confidando che quanto sarebbe emerso durante i lavori avrebbe costituito un utilissimo carburante per alimentare una campagna elettorale, ormai in pieno svolgimento, che si presenta molto complicata.
Ma ciò che sta emergendo giorno dopo giorno sta determinando un vero e proprio terremoto politico, e lo sciame sismico probabilmente continuerà nei prossimi giorni, con le audizioni soprattutto del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, martedì 19 dicembre, e quella di Federico Ghizzoni, ex A.D. di Unicredit, il giorno successivo, particolarmente attesa, quest’ultima, perchè non vi è dubbio che la prima delle domande che gli verranno poste riguarderà quanto affermato da Ferruccio de Bortoli a proposito dell’intervento di Maria Elena Boschi in favore di Banca Etruria.
Sul comportamento di quest’ultima in questa vicenda, sul fatto che i suoi interessamenti sulla sorte della Banca della quale il padre è stato prima nel Consiglio d’Amministrazione e poi Vice Presidente, con la figlia Ministro, e sull’opportunità di rassegnare le dimissioni per il palese conflitto d’interessi nella quale è coinvolta, ho già scritto più volte.
E ne sono sempre più convinto, che è chiamato a incarichi di tale rilievo deve non solo tenere un comportamento irreprensibile e specchiato, ma anche apparire al di sopra di ogni sospetto, così da non ledere il rapporto di fiducia con tutti noi che poi andiamo a votare e che, nel gioco democratico, affidiamo a loro la gestione della cosa pubblica.
E a nulla valgono le difese d’ufficio del PD e non solo, perchè quanto è stato rivelato da Vegas prima e da Consoli poi dimostra in maniera incontrovertibile che la Boschi alla faccenda Banca Etruria sì è interessata eccome, e se poi Ghizzoni mercoledì prossimo dovesse avvalorare quello che ha scritto de Bortoli, l’incendio divamperà con ancora maggiore virulenza.
E così sarebbe stato meglio se la Boschi avesse mantenuto la sua promessa solenne di abbandonare la scena politica se al referendum del 4 dicembre dell’anno scorso avesse vinto il NO, come è accaduto in effetti: non tenendo fede all’impegno, diede già allora segno di inaffidabilità, ma la sua tenacia con la quale tenta un’improbabile autodifesa in questi giorni ormai si ammanta di masochismo.
Le forze politiche che si oppongono al PD hanno gioco facile ad attaccarlo, è fin troppo facile in questa situazione, le prese di posizione di certi personaggi che si ostinano a non vedere un conflitto d’interessi grande quanto una montagna sono semplicemente ridicole, la gente non ha l’anello al naso, e a volte, anzi spesso, riconoscere la verità serve a recuperare una credibilità che il PD in questi tempi sta ampiamente mostrando di aver smarrito.
E se fossi al posto dei partiti d’opposizione non insisterei neanche tanto a chiedere le dimissioni della Boschi, visto che ormai la legislatura sta per terminare: più passa il tempo con il Sottosegretario avvinto strenuamente alla sua poltrona, più il PD scende nei sondaggi, più i suoi rappresentanti cercano di giustificarne i comportamenti, più fanno danno a loro stessi e al loro partito.
Valuti piuttosto la Boschi, e con lei Renzi, se sarà proprio il caso di ricandidarsi al Parlamento: ricordi la promessa fatta e non mantenuta, e se proprio vorrà ripresentarsi al giudizio degli elettori, lo faccia in Toscana, nel suo collegio uninominale e senza il paracadute del listino proporzionale, si sottoponga al giudizio degli elettori del suo territorio, dando finalmente un segnale di trasparenza e coerenza, doti delle quali non sembra essere particolarmente dotata, a osservarne i comportamenti finora tenuti.
Non tutte le ciambelle riescono con il buco, è l’eterogenesi del fini…