Dunque, vediamo di fare il punto della situazione.
Abbiamo votato il 4 di marzo u.s., ormai cinquanta giorni fa, e il risultato prodotto da una legge elettorale che definire orribile è poco, è lo stallo nel quale i nostri inqualificabili politico annaspano, senza che si riesca a individuare una possibile soluzione ragionevole.
E qui sta emergendo, con straripante prepotenza, l’inadeguatezza degli attuali protagonisti dell’agone politico, rispetto ai quali i vituperati loro predecessori della Prima Repubblica assurgono a vette inarrivabili.
Cosa è accaduto dal 4 marzo in poi?
Cominciamo dal PD e dal suo ormai mitico (aggettivo che odio ma che nella circostanza è il più adatto) ex-segretario, Matteo Renzi, il quale, preso atto della clamorosa sconfitta subita, che ha portato il partito al minimo storico dal 1948 a oggi, rassegna le dimissioni “virtuali”, dal momento che continua imperterrito a gestire il partito e a dettarne la linea politica: e la stampa che continua non valorizzare questa incoerenza come meriterebbe, tanto in Italia le dimissioni non sono una cosa seria, lo sappiamo bene…
A questo punto, M5S e Lega, i partiti che hanno oggettivamente conseguito il migliore risultato, eleggono i Presidenti della Camera e del Senato, con i voti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.
Tutto fa presagire che ciò costituisca il viatico per la formazione di un Governo tra M5S e la coalizione di centro destra, nel rispetto del voto degli elettori, e anche in considerazione del fatto che il PD, primo responsabile di una legge elettorale ignobile fatta approvare ponendo per ben otto volte la fiducia, studiata con l’idea di non produrre alcun vincitore per poi fare un Governo PD-FI, decide di porsi all’opposizione.
E qui inizia il valzer: DiMaio, dopo aver votato la Casellati al Senato, una berlusconiana di ferro, improvvisamente scopre l’impresentabilità di Berlusconi, e pone a Salvini un veto sulla presenza di Forza Italia nell’eventuale Governo: il leader della Lega non ci sta, perchè sa bene che la possibilità di essere capo della coalizione del centro destra, e del suo 37% dei voti, è condizionata dal fatto che la coalizione stessa regga, altrimenti casca tutto il castello.
Il capo del M5S propone allora il cosiddetto “contratto”, ovvero una proposta di iniziative di Governo avanzata sia al Centrodestra che al PD, come se fosse la stessa cosa, e senza tenere in alcuna considerazione che destra e sinistra, per storia, ideologia, posizioni politiche, non si equivalgono ma rappresentano due idee della società fondamentalmente diverse tra loro, ma evidentemente a Di Maio questi semplici concetti fanno difetto, forse la lettura di qualche buon libro gioverebbe alla causa…
Vista l’immobilità della situazione, il Presidente della Repubblica affida un incarico esplorativo al Presidente del Senato, che alla luce del diniego dei 5S si conclude con un nulla di fatto, e quindi un nuovo incarico al Presidente della Camera, e qui viene il bello!
Di Maio annuncia, urbi et orbi, che ogni possibilità di accordo con il centro destra è assolutamente da escludere, e che la sola chance rimasta è quella di formare un Governo basato su di un’intesa con il PD, altrimenti si va nuovamente al voto.
E il PD, ovvero il vero e certo sconfitto alle elezioni, il cui ex-segretario aveva annunciato con atteggiamento stentoreo che il partito sarebbe stato all’opposizione, mostra un certo interesse e annuncia una seria riflessione sulla proposta del M5S.
Quindi tutte le contumelie che i due partiti si sono scambiati durante la campagna elettorale erano uno scherzo, e penso con affetto all’on. Andrea Romano, uno dei politici meno coerenti che si conoscano, dalemiano quando D’Alema era in auge, montiano quando Monti era reputato il salvatore della Patria, tanto da essere eletto nelle liste di Scelta Civica nel 2013, per poi passare al PD di Renzi quando quest’ultimo diventa Presidente del Consiglio, forse fulminato dalla statura di statista del personaggio, e ora direttore dell’organo di stampa on line del partito “Democratica”, insomma, un uomo per tutte le stagioni, che ogni volta che appare in TV, molto spesso per la verità, non riesce a pronunciare cinque parole di seguito senza fare a meno di attaccare i 5S, nei confronti dei quali probabilmente soffre di una vera e propria fissazione.
Come farà il povero Romano, nel caso in cui dovesse condividere un’avventura di Governo con quelli che fino a ieri sono stati i suoi acerrimi nemici?
E le vestali di Renzi, la Morani, la Malpezzi, la Bonafè, la Moretti, tutte sempre pervicacemente impegnate ad attaccare i pentastellati, quali argomenti saranno costrette a trovare per giustificare una siffatta alleanza?
Ma attenzione, analoghe considerazioni vanno espresse sulla coerenza del M5S, che ha sempre dichiarato di voler azzerare tutte le riforme varate dai Governi dal 2011 a oggi, molte delle quali sono certamente targate PD (jobs act, buona scuola, riforma Fornero sulle pensioni, riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione, per citare le più significative): non è possibile che le parole non valgano nulla, la gente ha buona memoria e non credo che gradisca le prese in giro, e qui ne stiamo vedendo tante.
Non sono sicuro che questa ipotesi di accordo tra M5S e PD possa sortire un risultato positivo: nel PD le acque sono molto agitate, ed è di oggi, a titolo di esempio, la dichiarazione del nuovo Che Guevara, il Ministro Carlo Calenda, il feroce rivoluzionario proveniente dai salotti bene di Roma, uno al quale i proletari guardano con fiducia, la cui decisione più dirompente presa finora è se indossare una cravatta regimental o una a pois, il quale, dopo aver pensato bene di non presentarsi alle elezioni, e che quindi rappresenta solo sè stesso, ha dichiarato che in caso di accordo tra PD e 5S, lascerebbe il partito al quale si è recentemente iscritto.
Quello che è certo è che ho la forte impressione che del voto liberamente espresso nelle urne dagli elettori non freghi nulla a nessuno, nè agli ineffabili politici, il cui esclusivo interesse è quello di assicurarsi una comoda poltrona dalla quale seguire e coltivare i propri personali interessi, nè alla stampa, che apparentemente mantiene una posizione neutrale, ma che in effetti tifa apertamente per l’una o per l’altra fazione.
Sono sinceramente indignato, non riesco più a distinguere tra chi promette di abbandonare la vita politica in caso di sconfitta, e dopo averne subite numerosissime e sempre più clamorose è sempre lì a menare le danze (Renzi), e chi pur di ottenere per sè la carica di Presidente di Consiglio è disposto a fare accordi pure con il diavolo, in barba a tutto ciò che ha promesso e dichiarato finora (Di Maio), o chi pur essendo condannato in via definitiva in sede penale si propone quale garante della Democrazia e padre nobile della Patria (Berlusconi), e compagnia bella.
Non accetto che questo sia un Paese nel quale la parola data non vale nulla, nel quale non si distingue più tra chi propone il bianco e chi il nero, immersi tutti in un brodo primordiale nel quale tutto è indistinto e indeterminato.
La democrazia è un’altra cosa: c’è chi vince e c’è chi perde, i primi governano, i secondi fanno l’opposizione, questo accade nei Paesi veramente evoluti, e se si fanno degli accordi devono essere chiari, oggettivi, verificabili, stabiliti in armonia con quello che la base elettorale ha espresso, e invece qui assistiamo a uno squallido teatrino nel quale si sta rappresentando una farsa, nella quale potremmo vedere gli sconfitti al Governo e la coalizione vincente (pur non autonoma dal punto di vista numerico) all’opposizione…
Boh, forse mi illudo di vivere in un Paese normale, ma dovrò fare prima o poi un serio esame di coscienza e prendere atto di quanto è sotto gli occhi di tutti, e cioè che fino a quando non riusciremo a capire che la lealtà, la fedeltà alle proprie convinzioni, pur essendo sempre pronti a mutarle ma apertamente, con franchezza, è un valore imprescindibile per tutti, ma ancor di più per chi è chiamato a gestire la cosa pubblica, non potremo mai considerarci una democrazia compiuta e degna di essere considerata tale.
Non volevo essere così prolisso, la sintesi è importante, ma la situazione nella quale ci troviamo è seria, e merita una riflessione attenta e meditata, in fin dei conti la politica decide delle regole della nostra convivenza e affidarla a questi personaggi è drammaticamente pericoloso, e sì che di voltagabbana nella nostra storia ne abbiamo visti e non pochi , ma pare che la lezione non ci sia servita…
“Un Paese che non ha memoria del proprio ieri, non può avere un domani” (Indro Montanelli)