Da qualche giorno è scoppiato il caso di Mimmo Lucano, Sindaco di Riace, posto agli arresti domiciliari con l’accusa di di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona.
Mimmo Lucano è diventato famoso nel mondo per il modello di accoglienza dei richiedenti asilo realizzato a Riace: fino a vent’anni fa il paese era praticamente abbandonato dai giovani che si spostavano al Nord in cerca di lavoro, e Lucano, non ancora Sindaco e a sua volta emigrante in passato, ebbe l’idea di accogliere un certo numero di immigrati che, perfettamente integrati nella comunità del posto, hanno contribuito alla rinascita di Riace.
Azione quindi assolutamente meritoria, che ha fatto di Mimmo Lucano un esempio di buona volontà e di spirito di accoglienza, un modello virtuoso da seguire.
Ora però è incappato in un’inchiesta iniziata nella primavera del 2017 a cura della Guardia di Finanza: non intendo disquisire degli aspetti giudiziari, che seguiranno il loro corso e le loro procedure, e la Magistratura farà il suo lavoro, come è giusto.
Sto però assistendo a uno spettacolo che francamente mi indispettisce, mi indigna e mi fa pensare che davvero questo nostro Paese è ben lontano dal diventare veramente civile, evoluto, moderno e laico. Il mio è un giudizio estremamente duro, sofferto, ma credo che ormai si stia passando il segno e la misura.
Ho già detto che Mimmo Lucano è protagonista di una storia bella, che attesta che il fenomeno dell’immigrazione, che sembra essere diventato di dirimente importanza nel dibattito quotidiano, può essere ben gestito e può costituire una risorsa per tutti noi.
Ma ogni cosa deve essere fatta nel pieno e assoluto rispetto delle leggi vigenti, ovvero di quei dispositivi che servono a regolare la civile convivenza della comunità tutta, e senza delle quali ciascuno di noi potrebbe sentirsi autorizzato ad assumere comportamenti e a compiere azioni finalizzate all’esclusivo proprio interesse, ignorando i diritti degli altri.
Tutto ciò porterebbe fatalmente all’anarchia, al caos, al tradimento di quei valori fondanti sui quali si regge l’intera impalcatura democratica di qualsiasi Stato: banalità le mie, me ne rendo conto, tutti sappiamo come funziona una Nazione, ma in questi giorni sembra quasi che questi concetti basilari e fondamentali siano diventati carta straccia.
Da più parti si levano infatti proteste e lamentele contro l’azione della Magistratura, che ha osato indagare un simbolo così popolare e ritenuto quindi intoccabile e sacro: ora, deve essere chiaro che nessuno può ritenersi al di sopra della legge, nei tribunali campeggia la frase “la legge è uguale per tutti”, e quante volte abbiamo dubitato della veridicità di questa affermazione, lamentandoci quando riteniamo che l’applicazione della legge non sia stata efficace.
Ma se è lecito l’esercizio del diritto alla critica, visto che pare che l’Italia sia un Paese democratico (e comincio seriamente a dubitarne), ciò che non può essere consentito è pensare che le leggi possano essere applicate solo quando godono del nostro favore, quando riteniamo che esse siano giuste.
Ed è quanto sta accadendo in questi giorni nella discussione di questa vicenda: sento nei talk show, e leggo sui giornali, farneticanti opinioni di sedicenti intellettuali che contrappongono legge e giustizia.
Affermano cioè che se una legge non è giusta, allora si può attuare una sorta di disobbedienza civile in nome di un superiore senso dell’etica e della morale: ed è ciò che avrebbe fatto, secondo costoro, il Sindaco Lucano, organizzando matrimoni combinati tra gente del posto e immigrati, per consentire a questi ultimi di venire prontamente in possesso dei documenti utili per la loro messa in regola, e di avere fraudolentemente affidato in maniera diretta il servizio di raccolta dei rifiuti a una cooperativa all’interno della quale lavoravano dei migranti. Tutto ciò, se fosse provato, non sarebbe lecito, con tutta evidenza.
Ora la Magistratura verificherà se queste accuse sono fondate, e io spero che non lo siano perchè sono un convinto garantista: ma sentire pseudo intellettuali, politici irresponsabili, giornalisti asserviti a certi clan di benpensanti in maglioncino di cachemire e Rolex d’ordinanza al polso, inneggiare a una sorta di sollevazione popolare perchè l’inchiesta venga subito abortita e venga restitutito a Lucano l’onore messo in discussione, è francamente troppo.
Un esempio? Roberto Saviano, ormai diventato un guru del pensiero filosofico moderno, che discetta di tutto e spara giudizi e sentenze definitive, quasi fosse un novello Torquemada: è arrivato a dire che “l’arresto di Lucano è il primo atto verso la trasformazione definitiva dell’Italia da democrazia a stato autoritario. Con il placet di tutte le forze politiche”. Beh, è davvero troppo, un’affermazione delirante da parte di un uomo che rispetto, per il coraggio avuto nel denunciare i misfatti della camorra, il che lo ha portato a vivere sotto scorta ormai da tanti anni, senza però che questo lo autorizzi a dire delle autentiche scempiaggini, la sua storia non ne giustifica il fatto che tutte le volte che proferisce parola si debba pendere dalle sue labbra, quale unico e intoccabile detentore della verità assoluta: se dice una fesseria, e lo ha fatto più volte, bisogna prenderne atto.
Vorrebbe forse che la politica intimasse alla Magistratura di lasciar perdere, non ha mai sentito parlare di separazione dei poteri, pilastro su cui poggia l’intera costruzione della nostra democrazia? O pensa che sia ora di sostituire il potere giudiziario con i tribunali del popolo, Gesù Cristo o Barabba?
Follia pura, e mi fa ribrezzo questo garantismo alla carta, che serve a dirsi rispettosi del ruolo degli inquirenti quando a essere colpiti sono i propri avversari, e a contestarne l’azione quando invece ne sono vittime i propri contigui, e in questo caso non mi riferisco a nessuno in particolare, giacchè questo atteggiamento viene sistematicamente assunto da tutti, da destra a sinistra, in funzione del proprio meschino tornaconto.
Eh no, non funziona così: se il Sindaco Lucano è innocente, come spero, allora la Magistratura lo proscioglierà da ogni accusa, ma se ha colpa, dovrà assumersene la responsabilità.
Sed lex, dura lex: tutti dobbiamo rispettare le leggi, anche quando non siamo intimamente convinti della loro giustezza. Lo Stato di diritto, quale dovrebbe essere quello in cui viviamo, mette a disposizione gli strumenti per modificarle, quando dovessero rivelarsi non efficaci o, peggio ancora, non adeguate, ma finchè ciò non avviene nessuno può ritenersi al di sopra dell’ordinamento costituito, neanche in nome di una supposta giustizia superiore.
Un esempio, prima di concludere questa filippica: un direttore di banca di Udine ha fatto sparire, in sette anni, circa un milione di euro dai conti correnti dei clienti più facoltosi della sua filiale, per distribuirli ai meno abbienti. Un novello Robin Hood, che ha voluto fare giustizia a modo suo e in barba alle leggi, naturalmente poi licenziato dalla banca e perseguito dalla Magistratura per i reati commessi.
Intento condivisibile in astratto, è giusto soccorrere i più deboli, e lo Stato dovrebbe farsi carico di questo problema che investe caratteri etici e di dignità: ma appunto lo Stato deve farlo, non un privato cittadino pur animato di buone intenzione delle quali, come dice il proverbio, è lastricato l’inferno.
Infine, quanto a Lucano, onore al merito per le sue azioni meritorie: ma lui è il Sindaco di Riace, rappresenta le istituzioni, lo Stato, la legge, e se vuole fare disobbedienza civile per agire secondo la sua coscienza e il suo senso morale ed etico, allora ha il dovere di dimettersi dalla carica che ricopre, e potrà fare tutto ciò che ritiene giusto da privato cittadino, assumendosene la responsabilità, e tutti dovremio rendergli onore per il coraggio e la coerenza.
Ma finchè non lo avrà fatto, rispetti le leggi, combatta perchè siano adottati gli strumenti per cambiarle se non ne condivide le finalità, e i soloni intellettuali d’accatto e i nani e le ballerine dell’informazione, pronti a vellicare gli istinti del sentimento popolare in cerca di facili e meschini consensi, riacquistino un minimo di coerenza, di senso della realtà, e non contribuiscano con le loro scempiaggini al cupio dissolvi di questo martoriato Paese, del quale stiamo calpestando la storia secolare e compromettendo il futuro.