Calenda e la democrazia

Carlo Calenda è uno di personaggi politici più in vista di questi ultimi anni, e la sua attività di Ministro per lo Sviluppo Economico nei Governi Renzi prima, e poi Gentiloni, è stata giudicata talmente positiva dai mass media al punto da farne un riferimento per tutti quelli che guardano alla parte politica che rappresenta.

Al di là del giudizio complessivo sul suo operato, sul quale non intendo esprimermi, è sicuramente uomo intelligente che ha un’altissima opinione di sè stesso, e gli atteggiamenti che usualmente assume durante le frequentissime ospitate nei vari talk show,  lasciano trasparire l’intima convinzione di essere sempre e comunque dalla parte del giusto, di essere depositario dell’unica autentica verità, e di essere in grado di individuare taumaturgicamente le soluzioni ideali e definitive per qualsiasi problema: insomma, un autentico fenomeno.

E ai malcapitati interlocutori, i quali incautamente osano mettere in dubbio le sue dogmatiche verità, riserva lapidari giudizi di incompetenza, quando va bene, accusandoli di dire “balle”, termine che usa a piè sospinto.

Il  motivo di questo mio post è che, da ieri, Calenda mi ha bloccato su Twitter, a seguito di un mio messaggio con il quale, a dire il vero non per la prima volta, gli suggerivo di evitare di continuare a parlare dell’ex ILVA di Taranto, perchè lo ritengo responsabile della situazione drammatica in cui versa quella martoriata città e i suoi abitanti, chiarendo nello stesso tweet che tale responsabilità è addebitabile non solo  a luii, ma anche a tutti i politici che lo hanno preceduto nello stesso incarico, almeno negli ultimi trent’anni.

Il tutto a pochi giorni dalla morte di un operaio travolto da una tromba d’aria che ha investito la gru sulla quale stava lavorando: lo stesso impianto che aveva provocato la morte di un altro lavoratore pochi anni fa e sul quale evidentemente non sono state poste in essere le manutenzioni per ripristinarne le idonee condizioni di sicurezza, tanto che la Procura di Taranto ha emesso ben nove avvisi di garanzia.

Ebbene, ciò è stato sufficiente perchè mi bloccasse: evidentemente, anche in questo caso Calenda ritiene di aver fatto tutto ciò che era giusto nella gestione della vertenza ILVA, e da autentico democratico, non accetta critiche alla sua miracolosa attività.

Mi dispiace, ma le cose non stanno così: a Taranto, nonostante le rassicurazioni di questo Governo e di quelli che lo hanno preceduto, si continua ad ammalarsi e a morire, e questo non lo può negare nè Calenda nè chiunque altro, i dati oggettivi lo testimoniano in maniera incontestabile e dicono che i livelli di diossina presenti nell’aria sono tornati a quelli del 2008.

Al riguardo, si legga l’articolo di cui al link che segue.

https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/ilva-taranto-calenda-m5s/

E tutto questo mentre si assite al penoso spettacolo di Arcelor Mittal che minaccia di disimpegnarsi dal contratto se il Governo dovesse tenere fede alla promessa di eliminare l’orrore giuridico dell’immunità penale, inserita nel bando di gara dal Governo Renzi e confermata dal Governo Gentiloni: e chi era il  Ministro competente? Indovinate un pò…

Come si può tollerare che si possa godere di una immunità nel caso non si dia corso alle azioni di messa in sicurezza degli impianti e previste dal contratto, con un preciso cronoprogramma: quanti altri morti deve piangere Taranto perchè si ponga fine a questo scempio?

Ecco cosa dice la nostra Costituzione: “Art. 41. L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilita`sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta`, alla dignita`umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perche ́l’attivita`economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali“.

Sbaglio, o la Costituzione garantisce la salute dei cittadini? “Articolo 32  La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

D’altronde, sulla questione dell’immunità penale la Procura di Taranto ha presentato ricorso presso  la Corte Costituzionale perchè ne verifichi la legittimità: prova che lo strumento, strenuamente difeso da Calenda, è quanto meno controverso.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1109557/ex-ilva-emissioni-diossina-e-polveri-ricorso-alla-consulta-del-gip-contro-l-immunita-penale.html

Queste mie considerazioni, certamente opinabili da parte di chi osserva che un impianto industriale di tale rilevanza è troppo importante per il sistema produttivo del Paese, perchè se ne possa fare a meno, sono tuttavia ampiamente condivise da larga parte della popolazione di Taranto, che alla ragion di Stato contrappone il dramma delle famiglie che piangono i propri morti, e che non intende cedere al meschino ricatto lavoro contro salute.

 

Avrei ancora tanto da dire: perchè, per esempio, non si è mai affrontato il tema della decarbonizzazione dell’impianto, proposto da Jindal South West, concorrente di Arcelor Mittal per l’acquisizione della fabbrica? Perchè non sono stati approfonditi tutti gli aspetti, tecnologici ed economici, prima di operare la scelta definitiva? Lo stesso Consiglio di Stato ha espresso perplessità sulla gestione dell’iter d’appalto, ma la cosa non ha avuto seguito.

https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/02/17/news/ilva_gas-158521254/

Mi fermo qui, sull’argomento poteri continuare ancora a lungo, sono nato a Taranto, vi ho trascorso gran parte della mia vita, prima che la mia professione mi portasse altrove, e in quella città vivono i miei parenti più stretti e i miei amici più cari, e soffro a pensare che debba ancora essere pagato un tributo di sangue per colpa di una politica che, con tutta evidenza, ha anteposto altri interessi al dovere della tutela della salute dei Tarantini.

Quindi, se Calenda non intende accettare critiche al suo operato, neanche alla luce di fatti e circostanze oggettive, e preferisce negare il contraddittorio a chi non condivide il suo operato, peraltro in maniera educata e senza ricorrere al facile strumento dell’offesa, atteggiamento che assolutamente non mi appartiene, pazienza, me ne farò una ragione, grazie al cielo ho anche altro a cui pensare.

Certo, ciò non depone in favore di un uomo pubblico, che in quanto tale deve accettare che le sue azioni vengano poste sotto i riflettori e che vi sia anche chi le contesta, citando fatti e circostanze: facile dichiararsi democratici a parole, immediatamente smentite dai comportamenti sprezzanti e boriosi.

A volte nella vita dubitare anche delle proprie convinzioni può essere utile, aiuta a migliorarsi e a osservare la realtà da una visuale diversa: chi non guarda mai al di là della punta del proprio naso ha un orizzonte limitato.

“Il vero è nel dubbio. Chi dubita sa e sa più che si possa” Giacomo Leopardi

 

 

 

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