Il Governo Conte-bis è operativo da circa due mesi, ed è alle prese, in questi giorni, con la definizione della manovra di bilancio, attività come sempre laboriosa e di difficilissima gestione, giacchè tutte le forze che appoggiano la compagine di turno cercano di attestarsene le misure a lor più congeniali, e di affossare quelle sulle quali non concordano.
Ciò appare ancora più evidente nel caso del Governo attualmente in carica, data l’estrema eterogeneità delle forze che lo compongono, dando vita a una sorta di quadripartito formato da M5S, PD, LeU e Italia Viva.
Come si vede, si tratta di una coalizione che poggia su tre partiti usciti sconfitti dalle ultime elezioni, di qualsiasi ordine e grado: il PD ininterrottamente dal 2014, quando vinse le Europee sull’onda dell’entusiasmo per una nuova leadership, quella di Renzi, per poi perdere sempre e ovunque, fino a una settimana fa, quando ha rovinosamente perso le Regionali in Umbria, dove governava da cinquant’anni.
Il M5S, che dopo l’innegabile successo conseguito nelle politiche del marzo 2018, ha inanellato una sequenza di batoste che ne ha di fatto più che dimezzato i consensi, fino alla clamorosa legnata delle Regionali in Umbria, dove ha ottenuto uno sconsolante 7%.
E che dire di Leu, la cui percentuale non supera nel migliore dei casi il 2-3% e che, dopo essersi scisso dal PD in aperto disaccordo con la politica di quel partito, ora fa con lo stesso un’alleanza di Governo ottenendo, guarda un pò, l’ambita poltrona del Ministero per la Salute.
Naturalmente, i tre partiti appena citati, durante il periodo del governo Lega-M5S, si sono scambiati insulti, offese, contumelie, volgarità di ogni specie più adatte a un postribolo che non alla casa delle Istituzioni, salvo poi rimangiarsi tutto pur di accaparrarsi poltrone ministeriali e non, dando prova di trasformismo e mancanza di coerenza decisamente insopportabili: altro che bene dell’Italia, non ci crede nessuno che abbia un minimo di spirito critico e di buon senso.
E poi c’è la quarta forza, ovvero quell’Italia Viva, nata poche settimane fa per via dell’iniziativa spericolata dell’ineffabile Matteo Renzi il quale, dopo essere stato il principale artefice della nascita del Governo, lanciando l’idea dell’innaturale alleanza tra M5S e PD, dopo aver negato qualsiasi possibilità che ciò accadesse solo fino a pochi giorni prima, ha deciso la strada della scissione dal partito del quale è stato a lungo Segretario, portandolo a una serie infinita di sconfitte, fino a conseguire il 4 marzo del 2018 la peggiore disfatta nella storia della sinistra italiana, a far seguito alle batoste subuite durante la sua infausta gestione, dal referendum costituzionale del 2016, alle regionali, amministrative e via così.
In un Paese normale, nel quale i politici avessero a cuore le sorti dello Stato e non solo le proprie personali ambizioni, un personaggio del genere si sarebbe ritirato a vita privata, tenendo fede peraltro a una sua solenne promessa alla quale come sempre ha mancato, e si sarebbe trovato un lavoro, lasciando ad altri il compito di amministrare la cosa pubblica: un uomo deve tenere fede alla propria parola, se non vuole essere giudicato un quaquaraquà, per usare una definizione di Leonardo Sviascia che come tali appellò coloro i quali non hanno nessuna credibilità e dignità.
Ma il mio negativissimo giudizio complessivo su Renzi è noto a quei pochi che leggono i miei scritti, e quindi non vale la pena che mi ripeta: ciò che mi preme è commentare il comportamento del nostro eroe in questi giorni.
Renzi ha fondato il suo partito attingendo al PD, dal quale sono fuorusciti un gruppo di Deputati e Senatori in numero sufficiente perchè fosse possibile formare i gruppi parlamentari nelle due Camere, lasciando all’interno dello stesso PD altri suoi adepti, il Ministro Bellanova in primis, quasi a fare la guardia al cortile e da sentinelle in grado comunque di riferirsi a lui, in caso di necessità.
Altri, più o meno riconducibili alla sua area, come per esempio Del Rio, Marcucci, Romano, Malpezzi, Ascani, fino al mitico Lotti, sono restati nel PD, e non si sa bene quale sia lo scopo di questo strano e anomalo comportamento.
Ciò premesso, in questi giorni Renzi cannoneggia il Governo, ed erge a suo bersaglio preferito quell’altro campione di coerenza e di credibilità del Presidente del Consiglio, quel Giuseppe Conte che è passato con assoluta nonchalance dal Governo con la Lega a quello col PD, rinnegando sè stesso e la sua attività: insomma, se non siamo su Scherzi a parte, poco ci manca.
Renzi lo tiene per la collottola, e a poco servono le rassicurazioni sulla stabilità del Governo e della stessa legislatura, che lo statista toscano elargisce a piene mani: la credibilità del personaggio è tale che conviene non dare alcun credito alle sue dichiarazioni, come la cronaca dimostra, e le sue ambizioni autentiche sono certamente altre.
Il mercato delle vacche continua, e altri voltagabbana, eletti nelle rispettive liste e ora pronti a cambiare bandiera in cerca di visibilità e chissà, magari qualche futura poltrona, sono pronti ad aderire al nuovo storico progetto,
Ma quello che veramente indigna è la recentissima sua dichiarazione, cha lascia francamente senza fiato: “Questo governo è nato in emergenza per rispondere allo strappo leghista. Con le elezioni anticipate avremmo avuto l’aumento dell’Iva, i pieni poteri a Salvini, un capo dello Stato No Euro e tensioni sui mercati. Con il blitz di agosto abbiamo eliminato in un colpo solo tutti questi rischi: rivendico l’operazione di igiene istituzionale che abbiamo fatto”. E pazienza se la maggioranza degli italiani, sondaggi alla mano e come dimostrano tutte le utlime elezioni, pensa l’esatto opposto: a Renzi della Costituzione non frega nulla, e per lui il concetto di sovranità che appartiene al popolo è un inutile orpello da ignorare, quando e se non si rivela funzionale ai suoi interessi.
L’espressione che egli ha adoperato è inammissibile, sconcia, irresponsabile e ne mette in luce l’assoluta mancanza di rispetto verso chi esprime opinioni contrarie alle sue, e che sono evidentemente milioni di persone: dovrebbe rammentare che, allo stato dei fatti, nessuno gli ha conferito un mandato a portare avanti le sue posizioni, peraltro strumentali, anzi con il voto gli è stato chiaramente detto che le stesse non sono condivise.
Dovrebbe ricordare che in democrazia esiste un solo caso di igiene istituzionale, ed è quello di rimettersi al giudizio insindacabile del corpo elettorale, il quale è l’unico giudice inappellabile cui è devoluto di stabilire a chi debba essere affidato il compito di gestire la cosa pubblica: altrimenti è perfettamente inutile riempirsi la bocca di concetti altisonanti che richiamano alla libertà, agli eroi della Resistenza al nazifascismo che con il loro sacrificio ci hanno donato la possibilità di liberarci dalla tirannia.
Belle parole, ma alla fine dei conti solo retorica, tanto poi si va a votare e chi perde governa, mentre chi vince è automaticamente bollato come indegno, pericoloso per le istituzioni democratiche, naturalmente fascista, pur in assenza di fascismo, se non è quello schierato dalla parte politicamente corretta.
Renzi sarà certamente forte nei palazzi del potere, all’interno dei quali sa come muoversi, avvezzo com’è alle manovre che si sviluppano nei corridoi e nei salotti degli stessi, ma non lo è certamente tra la gente, come dimostrano i sondaggi che da un lato accreditano al suo partito percentuali tra il 4 e il 6%, e che dall’altro attestano la sua bassissima popolarità: tanto è vero che ha il timor panico di andare a nuove elezioni, conscio del fatto che non è assolutamente detto che il successo possa arridergli.
E quindi continua a perseverare nel suo atteggiamento di Ghino di Tacco dei poveri: ogni riferimento a Bettino Craxi, più volte richiamato anche dagli organi di stampa, è totalmente fuori luogo, quello era un Politico di vaglia, uno Statista, sul quale con il tempo la storia darà il suo giudizio definitivo, probabilmente rivalutandone l’attività, e al suo confronto Renzi è soltanto una scialba e scolorita controfigura, con buona pace dei suoi fedeli e mai rassegnati seguaci.
Io credo che prima o poi Renzi cederà alla sindrome dello scorpione, da cui è affetto, e si inventerà qualche tranello per far cadere Conte, eventualità che a me non dispiacerebbe affatto, ma in quel caso la prosecuzione della legislatura, con un altro Presidente del Consiglio ma con la stessa compagine governativa dovrebbe essere assolutamente esclusa: e non se ne abbiano a male gli insigni costituzionalisti della domenica, che leggono le pagine della Carta solo nelle parti che a loro piacciono, richiamando concetti che tutti conosciamo e condividiamo ma che non sono i soli dei quali tenere conto.
La nostra è una Repubblica parlamentare, ed è certamente vero che le maggioranze si formano in Parlamento, e ciò fa sì che l’attuale Governo sia assolutamente legittimo e titolato a sviluppare la sua azione, ma non si può impunemente rimanere sordi ai richiami dei padri costituzionalisti, da Mortati a Spadaro, da La Rocca a tanti altri, che hanno argomentato che quando è evidente che la volontà popolare disegna uno scenario oggettivamente e sensibilmente differente dai rapporti di forza delle Camere parlamentari, è assolutamente plausibile lo scioglimento delle stesse e ridare la parola al popolo, perchè eserciti il proprio diritto al voto.
Lo sappia Renzi, che da quest’orecchio pare non sentirci, e voglio sperare che qualora questo Governo dovesse cadere, le forze che lo sostengono diano una pur tardiva prova di coerenza e onestà intellettuale, non cedendo alla tentazione di perpetuare una situazione imbarazzante, a dir poco, e di abbandonare la via del trasformismo e del pervicace attaccamento alle poltrone: e che lo stesso faccia il Presidente della Repubblica, prendendo atto del fatto che non vi sono più le condizioni per continuare con questo squallido spettacolo, e che votare è un esercizio di normale democrazia, non un pericolo sociale da evitare come la peste.
Renzi si presenti alle elezioni, si confronti con l’elettorato, prenda atto del risultato e faccia valere il consenso del quale sarà accreditato: la sua credibilità è sotto i livelli di guardia, nonostante la grancassa che i mass media continuano inspiegabilmente a riservargli, e il solo modo per cercare di recupararla, seppur in parte, è quello di assumere un comportamento serio, responsabile, leale, scevro da interessi personali e strumentali, funzionali soltanto alle sue oscure manovre.
Dubito che ne sia capace, visti i precedenti, ma sperare non fa mai male, chissà che non possa finalmente verificarsi un miracolo…