Ai tempi del virus

Sembra di vivere nelle atmosfere di un cupo romanzo ambientato nel Medio Evo: il mondo alle prese con un nemico invisibile, insidioso, subdolo, di fronte al quale non riusciamo a intravedere una precisa strategia per fronteggiarlo e sconfiggerlo.

Ciò ci pone di fronte alla condizione di vedere profondamente mutate le nostre abitudini di vita, il modo di rapportarci con gli altri, di rinunciare a modi e comportamenti che, fino a ieri, ci parevano assolutamente scontati, ai quali non facevamo caso perchè costituivano la stessa essenza del nostro vivere.

E tutto questo dovrebbe farci riflettere: crediamo di essere i padroni del mondo, di averne assoggettato le risorse alle nostre necessità, e abbiamo pensato che il progresso tecnologico e scientifico ci avrebbe tenuti al sicuro da qualsiasi problema, da ogni possibile crisi: ebbene, non è così, la natura è più forte di noi, e nonostante la nostra presunzione, ciclicamente ci ricorda che la sua immane potenza non è soggetta alla nostra volontà di predominio.

Ciò premesso, vorrei trattare un tema che, a mio avviso, in questo particolare momento non rappresenta certo una priorità, ma che pone delle questioni sulle quali sarà opportuno riflettere.

Vorrei immediatamente chiarire un aspetto: non ho alcuna stima dell’attuale Governo, che ritengo essere il peggiore del dopoguerra, nato male, tra mille contraddizioni e bugie, assolutamente lontano dal corpo elettorale e privo di qualsiasi rappresentatività, sia pure nel rispetto del dettato Costituzionale.

Ma sono altrettanto convinto che in questo momento, nel quale il Paese sta vivendo un dramma, ogni velleità di rivalsa politica o, peggio, ulteriori manovre di palazzo simili a quelle che hanno originato la nascita del Governo, per istituirne un altro, siano da evitare, e che piuttosto meglio sarebbe se maggioranza e opposizione si decidessero a mettere da parte le polemiche, e si unissero con spirito di collaborazione, unità d’intenti, e lealtà reciproca per individuare, definire e porre in essere iniziative e provvedimenti per arginare il fenomeno con il quale stiamo facendo i conti.

La riflessione però che questa situazione mi induce a fare si riferisce tuttavia al problema della rappresentatività di un esecutivo, in un momento nel quale tutto il Paese deve stringersi intorno alle Istituzioni per fronteggiare un pericolo oggettivo.

Il Governo sta adottando misure restrittive, pesanti, in qualche caso di complicata attuazione, e al di là di qualsiasi valutazione di merito, che è meglio lasciare a chi ha competenza scientifica per valutarne l’efficiacia, credo che dovesse farlo, e a noi non resta che attenerci e rispettarle scrupolosamente, nell’interesse di tutti.

Ma questo non mi esime dall’esprimere un’opinione sul comportamento dell’esecutivo, e non è certamente positiva: ciò che si è osservato è che si è passati, nel breve volgere di poche ore, a provvedimenti presi nel segno diametralmente opposto alle dichiarazioni rese immediatamente prima, a dimostrazione di una incertezza nella gestione di una vicenda così delicata.

Qualche esempio:

  • l’inspiegabile decisione di sospendere i voli diretti da e per la Cina, omettendo colpevolmente di fare lo stesso rispetto a quelli provenienti attraverso altri scali indiretti, il che ha probabilmente impedito di tracciare e individuare eventuali vettori di contagio
  • la bulimia comunicativa di Conte, apparso in TV senza pochette e con un maglioncino, a mostrare un’operatività figurata della quale però mi sfuggono i risultati tangibili, se non quelli di aver instillato nell’animo di tutti noi un’angoscia montante che ci ha portato a una totale confusione
  • l’avere ignorato gli appelli ad attivare meccanismi di protezione avanzati dai Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e condivisi da numerosi scenziati, primo tra tutti Roberto Burioni, perchè si ponessero in isolamento per un congruo periodo tutti colori i quali rientravano dalla Cina, senza distinzione di sesso e nazionalità, con particolare riferimento alle scuole. Proposta tacciata di razzismo, ma in realtà non accolta per pura strumentalizzazione politica e scarso buon senso
  • a proposito di scuola, dopo che lo stesso Conte e il Ministro per l’Istruzione Azzolina, dopo avere solennemente affermato che il provvedimento di chiuderle prudenzialmente era assolutamente inutile e privo di senso, con l’ennesima giravolta viene adottato due giorni fa come improcrastinabile e destinato probabilmente a essere confermato anche dopo il 15 marzo
  • la mancanza di una sicura catena di comando, con la nomina magari di un Commissario starordinario al quale affidare la gestione operativa della crisi e della comunicazione. Il Governo deve occuparsi anche dell’ordinaria amministrazione, per non peggiorare una situazione già drammatica
  • e, infine, l’inconcepibile attacco di Conte all’Ospedale di Codogno, accusato irresponsabilmente di non aver rispettato i protocolli e avere in qualche modo contribuito alla diffusione del contagio. Nella mia carriera in Marina, avendo avuto l’onore di assumere incarichi di Comando e responsabilità, ho imparato una cosa: chi ha il compito di condurre degli uomini e di prendere decisioni, deve farlo assumendosene l’onere e il peso, e mai, ribadisco mai, deve scaricare le proprie prerogative sul suo equipaggio, ma anzi deve supportarlo facendogli sentire sempre la sua fiducia, il suo appoggio, qualsiasi cosa accada. Non esistono cattivi reggimenti, ma solo Colonnelli incapaci, diceva Napoleone Bonaparte. Ecco, Conte appartiene a questa schiatta, avrebbe dovuto elogiare l’opera instancabile di tutto il personale sanitario, che sta dando prova di abnegazione, di alto spirito di sacrificio, operando in condizioni terribili e mettendo  a repentaglio la sua stessa salute per assistere migliaia di pazienti in difficoltà. Averli così meschinamente accusati dà la misura della pochezza morale ed etica dell’uomo, in preda ormai a una sorta di delirio di onnipotenza che andrebbe psicanalizzato per il suo bene e per il nostro.

Ora sui social qualcuno si spinge ad augurarsi la celebrazione di una sorta di processo di Norimberga, quando la tempesta si sarà placata, speriamo il prima possibile, per appurare le responsabilità: io non arrivo a tanto, serve il senso della storia e della realtà.

Ma ciò nondimeno, non vi è dubbio che quando tornerà il sereno, bisognerà che il Governo renda conto della propria azione, perchè anche i suoi più strenui sostenitori non  possono non ammettere che vi sono colpe oggettive e atteggiamenti che certamente hanno favorito la diffusione del contagio, e chi ha sbagliato, per incompetenza, inadeguatezza, o peggio ancora solo per non riconoscere la validità di proposte sensate, perchè provenienti da avverse parti politiche, dovrà rispondere delle proprie azioni, perchè qui stiamo parlando di salute, non di piccole dispute politiche.

E qui bisognerà risolvere, una volta per tutte, il problema del legame tra Governo e rappresentatività: se l’esecutivo ha il compito, assegnatogli dalla Costituzione, della gestione della cosa pubblica, e in particolare in momenti di emergenza e crisi come quello che stiamo vivendo, non può farlo con la necessaria autorevolezza, credibilità, stima in assenza di una precisa investitura popolare, espressa democraticamete attraverso il voto.

Quello in carica manca di questi requisiti, piaccia o no a coloro i quali si trincerano dietro lo stretto formalismo delle norme Costituzionali, alle quali mi inchino, ma che non sono condizione necessaria e sufficiente perchè si possa accettare che decisioni che hanno un impatto tremendo sulla nostra vita vengano prese da chi rappresenta una parte largamente minoritaria del Paese.

E credo che il Presidente della Repubblica dovrà prendere atto di questa situazione e procedere alle opportune verifiche, perchè il popolo possa esprimersi democraticamente e si possa formare un Governo che sia coerente con la volontà degli elettori. Se serve, si proceda a riforme che chiariscano questo concetto a mio avviso basilare: in una democrazia compiuta, chi ha la maggioranza nel Paese governa, e la minoranza fa opposizione, con lealtà, onestà e chiarezza.

I compromessi orditi soltanto per occupare inopinatamente poltrone e incarichi non sono più tollerabili, e in momenti drammatici come quello che stiamo vivendo fanno emergere in tutta la loro evidenza le loro conseguenze nefaste e foriere di danni, che si riverberano sulla vita quotidiana di tutti noi.

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