Gestione dell’emergenza…

Riprendo a scrivere sul mio blog dopo alcune settimane: la clausura forzata, cui tutti siamo costretti per fronteggiare la minaccia del coronavirus, mi ha prostrato e sono stato travolto dall’inondazione di notizie e informazioni con le quali i mass media hanno cercato di spiegare ciò che stiamo vivendo.

La crisi che la diffusione del virus ha provocato in tutto il mondo non ha precedenti e sta ridisegnando la nostra esistenza, e in soli due mesi quella normalità nei rapporti quotidiani, la banalità dei nostri comportamenti, l’abitudine a certi principi e a certi crismi sembrano essere lontanissime nel tempo, e in ciascuno di noi serpeggia il timore che, forse, nulla potrà tornare più come prima.

E tutto ciò ha reso necessaria l’adozione di strumenti straordinari e iniziative senza precedenti, al fine di evitare che la violenta aggressione del virus potesse provocare danni ancor peggiori di quelli ai quali abbiamo comunque assistito.

Ciò premesso, credo tuttavia che occorra riflettere su quanto sta accadendo e, se da un lato è opportuno non aprire processi sommari a carico di chi queste difficili decisioni ha preso, è altrettanto opportuno porsi delle domande che, senza pregiudizi di sorta, ci possano aiutare a comprendere se quanto è stato fatto è stato adeguato o no.

Proviamo allora a fare un piccolo riassunto di quanto è accaduto finora:

  • a metà gennaio, al Governo viene consegnato uno studio nel quale si delineano tre diversi scenari possibili, nel caso in cui il virus, che stava imperversando in Cina, fosse arrivato in Italia. Il Governo, preso atto di quanto contenuto nel documento, e in particolare per quanto si riferisce a uno dei tre scenari, particolarmente drammatico fino a prevedere un numero di possibili vittime tra le 600 e 800 mila, lo secreta
  • il 31 gennaio il Governo proclama lo stato di emergenza sanitaria, fino al 31 luglio, decisione senza precedenti, evidentemente allarmato da ciò che si stava prefigurando
  • ciò nonostante, a metà febbraio l’Italia invia alla Cina un numero altissimo di mascherine, disponibili nei nostri magazzini, quelle stesse mascherine delle quali ora andiamo tutti alla disperata ricerca
  • il 27 gennaio il Presidente del Consiglio, durante la trasmissione Otto e mezzo, su LA7, a precisa domanda della conduttrice, afferma che l’Italia è prontissima a gestire un’eventuale insorgere del contagio, avendo adottato tutte le necessarie iniziative https://www.youtube.com/watch?v=Vir9VhjCr6A
  • il 30 gennaio, l’OMS dichiara il coronavirus “emergenza sanitaria globale” e, lo stesso giorno, a Roma due turisti cinesi vengono scoperti positivi al virus e vengono ricoverati all’Istituto Spallanzani di Roma. L’Italia decide di chiudere il traffico aereo da e per la Cina, ma limitatamente ai voli diretti, ignorando i vettori che giungono in Italia dopo aver fatto scalo altrove
  • tra il 21 e il 22 febbraio si registrano i primi contagi in Italia legati al Covid19 e il Consiglio dei Ministri,  nella serata tra il 22 e il 23 febbraio, vara un decreto per contrastare la trasmissione del Coronavirus
  • il 4 marzo, il premier italiano firma un nuovo decreto: scuole e università chiuse fino al 15 marzo, campionato di calcio a porte chiuse per un mese e restrizioni anche per cinema e teatri. Per tutti distanza di sicurezza di un metro, da evitare strette di mano e abbracci
  • nella notte tra il 7 e l’8 marzo, con un nuovo decreto, Conte limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal contagio, in entrata e in uscita e all’interno dei territori. Le zone interessate sono la Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli. La sera del 9 marzo, con un nuovo decreto in vigore dal giorno successivo, tutta l’Italia diventa zona rossa
  • l’11 marzo l’Oms dichiara che quella di Sars-CoV-2 è una pandemia
  • la sera del 21 marzo, il premier Conte torna a rivolgersi all’Italia: “È la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo dopoguerra”. Nuove misure in campo: chiuse tutte le aziende non strategiche del Paese fino al 3 aprile. Rimangono aperti supermercati, farmacie, servizi postali, assicurativi, finanziari e i trasporti continueranno a funzionare. A inizio aprile si è deciso di prorogare queste misure almeno fino al 13 aprile. La sera del 10 aprile, poi, la nuova proroga fino al 4 maggio
  • il 26 aprile, un nuovo annuncio del premier: dal 4 maggio parte la fase 2. Riaprirà la maggior parte delle attività produttive, ma i negozi dovranno attendere il 18 maggio, mentre parrucchieri ed estetisti l’inizio di giugno. Resta il distanziamento sociale e resta anche il divieto di assembramento. Nei luoghi chiusi obbligatorio indossare la mascherina
  • in Italia, le persone decedute positive al coronavirus arrivano a 26.977 (bollettino del 27 aprile), soprattutto anziani e con patologie pregresse. Sono 199.414 i casi totali nel Paese, compresi i guariti e le vittime.

Questa la storia, almeno fino a oggi: in questi tre mesi, da fine gennaio a oggi, abbiamo assistito a polemiche, a contrasti tra Governo centrale e Regioni, a prese di posizioni ondivaghe e contraddittorie, alle forze politiche di maggioranza e opposizione ondeggiare tra la teorica e reciproca volontà di collaborare in un momento così drammatico, e la oggettiva chiusura di ciascuno sulle proprie convinzioni, ai mass media sempre pronti a scagliarsi verso alcuni per i presunti errori commessi, e a trascurare tranquillamente altri che gli stessi errori hanno commesso, dando prova ulteriore di una faziosità che con l’equilibrio di una stampa libera, indipendente e imparziale non c’entra assolutamente nulla.

Non aggiungerò nulla a queste ultime considerazioni ma mi limiterò a esprimere alcune mie perplessità su alcuni aspetti di questa tragica vicenda, non prima tuttavia di aver chiarito, per correttezza,  che non sono certo un tifoso dell’attuale Governo che  reputo il peggiore della storia repubblicana, sia per le modalità con le quali è stato formato, sia per la sua azione.

Ma vi sono dei fatti oggettivi che non possono essere contestati e tanto meno devono essere ignorati, perchè chi ha incarichi di gestione e governo deve rispondere delle azioni che compie, assumendosene la responsabilità davanti al popolo: e non vale la considerazione secondo la quale questa è una situazione senza precedenti, chi occupa posti di altissimo rilievo deve portare la croce, altrimenti toglie il disturbo, se ritiene di non aver capacità di decidere per il bene comune. Oneri  e onori…

E allora provo a elencare le mie perplessità, senza commentarle nel dettaglio o esprimere particolari giudizi. Lascio a chi legge la facoltà di farsi una propria idea:

  • le disposizioni del Governo stanno costringendo gli Italiani a una clausura il cui regime è del tutto simile a quello degli arresti domiciliari, il che a mio avviso è stato opportuno, vista l’assenza di un vaccino e di cure definitive e certificate. Ma ciò nondimeno, c’è da chiedersi se l’adozione di provvedimenti siffatti, quarantene e chiusure, non siano stati adottati con eccessivo ritardo: il 3 febbraio i Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia chiedevano la quarantena per tutti coloro che rientravano dalla Cina, e il Governo respingeva sdegnosamente la proposta marchiandola di inutile e dannoso razzismo, invitando anzi a ingurgitare involtini primavera e ad abbracciare cinesi. Ricordate Milano e Bergamo non si fermano? https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2020/02/27/coronavirus-milano-non-si-ferma-lo-spot-del-sindaco-_b857b411-c60d-4edc-a0fe-ec2c2c9ffe68.html https://www.cittanuova.it/coronavirus-bergamo-non-si-ferma/?ms=003&se=022
  • a oggi, nonostante siano passati tre mesi dal 31 gennaio e siano state insediate numerose task force e commissari speciali, non vi è ancora una chiara strategia per il monitoraggio e il tracciamento dei positivi o contagiati, condizione sine qua non per poter intraprendere azioni di contenimento del contagio, nè vi è chiara disponiblità dei DPI da fornire al personale sanitario, in un assurdo palleggio tra competenze del Governo o delle Regioni, e a nulla sono valse le dichiarazioni del Ministro Boccia, che si atteggia a decisionista e poi ritrae il braccio… https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/04/coronavirus-boccia-interviene-alla-camera-in-caso-di-emergenza-nazionale-comanda-lo-stato-non-le-regioni/5725622/
  • il Presidente del Consiglio procede a botte di DPCM, i cui contenuti sono decisi in quasi assoluta autonomia, esautorando il Parlamento e andando a ledere i diritti costituzionali dei cittadini, al punto che ieri sera, su Rete4, Stefano Cappellini, giornalista di Repubblica, ha potuto affermare impunemente che “la Costituzione è chiaramente sospesa”, dichiarazione di fronte alla quale chi ha il dovere di garantirne l’applicazione (leggi il Quirinale) dovrebbe intervenire e far sentire la sua voce https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/quartarepubblica/stefano-cappellini-la-repubblica-la-costituzione-e-chiaramente-sospesa_F310147001012C12
  • d’altronde, che i DPCM siano sospetti di incostituzionalità e molto probabilmente illegittimi è parere di almeno due Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre e Sabino Cassese https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/04/27/baldassarre-dpcm-tutto-incostituzionale_NCkg79J8eVOblBGG6m3byH.html?refresh_ce  https://www.ilsussidiario.net/news/sabino-cassese-conte-e-fuori-legge-il-giurista-dpcm-illegittimi-liberta-violata/2015471/ mi domando dove sono quelli che quando Salvini auspicava i pieni poteri, pronunciando una colossale castroneria, urlavano preoccupati all’attentato alla democrazia, e ora che ciò sta accadendo nei fatti tacciono…
  • e in questi giorni, dopo il DPCM con il quale si dà inizio alla cosiddetta fase 2 (o meglio, 1,5…) stiamo assistendo a un penoso spettacolo fatto di chiarimenti su cosa voglia dire il termine congiunti, se si possa andare in un parco a passeggiare o se lo si potrà fare solo nelle adiacenze del proprio domicilio, quali esercizi commerciali potranno aprire e quali no, ma intanto non si forniscono istruzioni precise sugli accorgimenti che gli esercenti dovranno adottare, perchè possano prepararsi per tempo, e per non  rischiare che non aprano più, gettandoli sul lastrico, loro e i relativi dipendenti, aprendo a una crisi sociale drammatica
  • dulcis in fundo, l’economia. La chiusura di tutti i negozi ha provocato e provocherà il mancato incasso per i gestori di tre mesi di quelle somme che consentono loro di sopravvivere. Mentre negli altri Paesi, quasi tutti ripartiti prima di noi, hanno distribuito fondi e risorse ingenti, a fondo perduto, per sostenere il settore, adottando quell’helicopter money da tanti auspicato. Qui da noi invece si sono inventati i prestiti garantiti dallo Stato (e neanche sempre) da chiedere alle banche, così chi già non riesce a tirare avanti, si vede costretto a indebitarsi ulteriormente, adoperando magari quel che riuscirà a ottenere per pagare le tasse che, invece di essere annullate, sono state semplicemente sospese. Quale sarà il risultato? Probabilmente migliaia di esercizi commerciali non  sopravviveranno alla crisi, non riapriranno e tutto ciò produrrà una crisi sociale ed economica devastante e dalle conseguenze inimmaginabili anche sotto gli aspetti della sicurezza e dell’ordine pubblico.

Mi fermo qui, si potrebbero elencare tantissimi altri esempi ma non ha senso, ognuno può farsi la propria idea, ma è certo che quando l’emergenza sarà finità e quando la situazione tornerà a una normalità tale da consentirci un’analisi meno condizionata dal pathos del momento, bisognerà condurre un’attività di indagine attenta e accurata per stabilire chi ha agito e come, in funzione delle proprie specifiche competenze, e se saranno appurati comportamenti non adeguati ed efficaci, chi ha sbagliato dovrà risponderne, secondo quanto prevedono le leggi.

Ciò per rispetto delle migliaia di morti, dei sanitari che hanno perso la vita per espletare la propria funzione con uno spirito di servizio e un’abnegazione che ne fanno degli autentici eroi del nostro tempo.

Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, disse Bertold Brecht…

 

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