Due sere fa mi è capitato di assistere in TV, su Rete 4, a un intervento del Prof. Giulio Tremonti il quale, come sempre lucido e oggettivo, ha sollevato il problema della valutazione degli effetti prodotti dall’esito del recente referendum popolare, sulla riduzione del numero dei Parlamentari.
Come è noto, ha vinto il fronte del SI, con una percentuale che, seppure più bassa rispetto alle previsioni, è stata comunque del 70% circa, e quindi è inequivocabile il giudizio degli elettori: ne consegue che le due Camere subiranno una sforbiciata del numero dei rappresentanti, che passeranno da circa 1000 a circa 600.
Ciò pone un problema: questo Parlamento, eletto prima della riforma, conserva intatta la sua legittimità o il risultato referendario lo pone in una condizione di precarietà, tale da suscitare perplessità e dubbi sull’opportunità che resti in vigenza?
Sul tema si registrano due posizioni: i difensori della legittimità di questo Parlamento e la conseguente possibilità che continui tranquillamente la sua attività, e quelli della necessità che invece le Camere vengano sciolte, essendo non più conformi alla scelta chiaramente espressa dagli elettori chiamati a esprimersi con il quesito referendario, il che le pone in una oggettiva condizione di non più coerente rappresentatività.
Ciascuna delle due opzioni è suffragata da dati ed elementi a supporto e, come spesso accade in questo Paese, più che al problema intrinseco ci si accusa reciprocamente di faziosità, senza spingersi invece a un’analisi compiuta.
Il Prof.Tremonti, nella sua esposizione, ha richiamato alla memoria il precedente dello scioglimento delle Camere del 1994, operato dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, all’indomani dell’approvazione di una nuova legge elettorale, nata a seguito del referendum promosso da Mariotto Segni che introdusse di fatto il sistema maggioritario. Quella legge elettorale, manco a farlo apposta, prese il nome di Mattarellum, in omaggio all’attuale Presidente della Repubblica.
Scalfaro motivò le ragioni della sua scelta in una lettera che indirizzò alle due Camere, al tempo rette da Napolitano e Spadolini: quella decisione raccolse il favore del centrosinistra e scontentò il centrodestra, praticamente l’opposto di quanto accadrebbe in questo momento, se si verificasse un’analoga circostanza.
Quella situazione storica presenta numerosi punti di consonanza con l’attuale: si era in piena Tangentopoli, la fiducia della gente nella classe politica era bassissima (esattamente come in questi tempi), vi era una profonda differenza tra il peso delle forze presenti in Parlamento e il sentire popolare, e il Presidente della Repubblica dell’epoca non potè non prenderne atto, fino a giungere alla decisione dello scioglimento.
Ho fatto qualche ricerca, per approfondire il tema, e premesso che la mia personale opinione è che sciogliere le Camere sarebbe doveroso concordando in questo con l’opinione di Tremonti, mi limito a osservare che le ragioni di coloro i quali, studiosi ed esperti o semplici opinionisti, sostengono che non esisterebbe alcun appiglio normativo in realtà sono smentite dai fatti.
A sostegno della mia affermazione, segnalo alcuni link presso i quali è possibile verificare l’argomentata opinione di studiosi di temi costituzionali, i quali indicano quali sono i limiti, le prerogative e le attribuzioni in particolare del Presidente della Repubblica il quale, nella sua veste di garante della Costituzione, dispone di tutti gli strumenti normativi e giuridici che gli consentirebbero di decidere in merito, nel pieno rispetto, allo stesso tempo, della Carta e della volontà popolare.
Ciò detto, e ferma restando la piena legittimità del Governo in carica, alla luce di quanto sancito dalla Costituzione che, tuttavia, dovremmo imparare a rispettare e applicare sempre, e non solo quando ci aggrada perché funzionale alle nostre opinioni o, peggio, ai nostri interessi di parte, non vi è dubbio che l’attuale esecutivo non è più coerente con le indicazioni giunte dai risultati delle numerose e recenti consultazioni elettorali.
Senza scomodare per l’ennesima volta le espressioni di Costantino Mortati, che sul tema scrisse parole inequivocabili, e considerato che altrettanto hanno fatto e fanno numerosissimi insigni Costituzionalisti, affermando l’opportunità che in una siffatta situazione, che vede una palese asincronia tra le forze che appoggiano il Governo e l’effettivo peso elettorale delle stesse, credo che già questa considerazione oggettiva dovrebbe essere sufficiente per affrontare seriamente il problema, in maniera schietta, senza pregiudizi e basata sui dati oggettivi.
E reggono poco le giustificazioni di quelli che ricordano che i Governi si formano in Parlamento, che le elezioni politiche si tengono ogni 5 anni, che non ci si può basare sui sondaggi: tutte giuste considerazioni, ma se in Italia l’attuale opposizione governa 15 Regioni su 20, una ragione ci sarà, se il Governo si basa su un partito, il PD, che vanta circa il 20% dei suffragi e un altro, il M5S, che probabilmente sul piano nazionale non va oltre il 10, ci sarà o no un problema di rappresentatività?
E ancora, se a guidare questo Governo vi è un personaggio pescato per strada, sconosciuto ai più, neanche parlamentare (e certo non è questo il problema principale), che è passato con olimpica indifferenza da un Governo di centrodestra a uno di centrosinistra, nel breve volgere di poche ore, rinnegando le attività da esso stesso definite e smentendo sé stesso, caso praticamente unico al mondo e nella storia, qualche domanda sarà lecito porsela o no?
Se a tutto questo ora si aggiunge che il recente referendum fa sì che nelle Camere siedano 400 parlamentari in più rispetto a quelli che l’esito dello stesso definisce, pone sì o no un problema di rispetto della volontà popolare liberamente espressa e alla quale bisognerebbe dare immediata e pratica attuazione?
Io credo di sì, e in un momento storico nel quale l’esecutivo dovrà prendere decisioni che segneranno il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli, è necessario che l’esecutivo operi sulla scorta di un preciso e inequivocabile mandato popolare, e non a seguito di manovre di palazzo che, pur rispettando formalmente le leggi e le norme vigenti, segnano drammaticamente il solco che separa la politica dai cittadini che, in questo modo, vengono trattati come sudditi.
Ecco i link ai quali facevo riferimento:
1 – https://www.occhionotizie.it/fine-prima-repubblica/
2 – https://nvinie.wordpress.com/2018/06/24/lo-scioglimento-delle-camere/
3 – https://www.progettoeurexit.it/perche-la-costituzione-imporrebbe-di-sciogliere-le-camere/
Chi avrà la pazienza di leggere gli articoli proposti avrà l’opportunità di farsi una propria idea, libera e scevra da condizionamenti: credo sia la maniera migliore per affrontare argomenti divisivi, come quelli che ho ritenuto di trattare in questo post.