Cupio dissolvi

Il 2020 è alle nostre spalle, e certamente non potremo dimenticarlo: in maniera del tutto inaspettata, ci ha regalato un dramma che ha colpito tutto il mondo, una pandemia che ci ha costretti, poco alla volta, a modificare drasticamente le nostre abitudini, la nostra vita quotidiana, e a rinunciare a gran parte di quei diritti che ci sembravano talmente scontati da ritenerli parte stessa del nostro vivere.

Ma tutto ciò sembra non essere servito, le rinunce e i sacrifici che abbiamo dovuto accettare e compiere non hanno sortito i risultati attesi, e a distanza di quasi un anno dallo scorso inverno, quando il cataclisma ci piombò addosso, ci troviamo ora nel pieno della cosiddetta seconda ondata, i cui effetti si stanno rivelando ancor più devastanti rispetto a quelli già tragici che hanno caratterizzato la prima.

La pandemia ha reso necessario intraprendere iniziative straordinarie per fronteggiare la rapida e implacabile diffusione del contagio, e tutti i Paesi, chi prima e chi dopo, hanno dovuto fronteggiare una situazione esplosiva e assolutamente inaspettata, di fronte alla quale non erano efficaci i normali strumenti normativi e legislativi, vista la rapidità con la quale il virus si stava diffondendo.

Naturalmente anche il nostro Governo si è mosso su questa strada, e dopo una prima fase nel corso della quale, da destra e da sinistra, è sembrato che il fenomeno che andava manifestandosi venisse sottovalutato, e tutti ricordiamo presunti autorevoli commentatori e politici che esortavano a ingurgitare fumanti involtini primavera, a non lasciarsi prendere dalla paura, a loro dire del tutto ingiustificata, ad abbracciare cinesi solidarizzando con loro (che, beninteso, non c’entravano nulla con ciò che stava accadendo, al netto della necessità di chiarire quale ruolo abbia avuto il regime di quel lontano Paese in tutta questa vicenda), quando la realtà ha preso il sopravvento sulla facile retorica, è iniziata una corsa a recuperare le posizioni perdute e a inseguire il virus, che continuava la sua corsa senza freni.

E qui inizia l’avventura: il 30 gennaio viene proclamato lo stato d’emergenza, tuttora in vigore e di volta in volta procrastinato, caso unico in tutta Europa, nonostante solo pochi giorni prima il nostro Presidente del Consiglio spergiurava in TV che eravamo prontissimi e che la situazione era ampiamente sotto controllo: tanto che a metà febbraio si inviavano in Cina tonnellate di dispositivi medici di protezione, su iniziativa del Ministero per gli Affari Esteri, salvo accorgersi pochi giorni dopo che i nostri ospedali, il cui personale era instancabilmente impegnato a fronteggiare il virus, ne era drammaticamente sprovvisto, e tanti sanitari si ammalavano e, ahimè, tanti perdevano la vita.

La situazione è rapidamente precipitata, e il Governo ha decretato una chiusura totale della Nazione, individuando in quella soluzione la sola possibile per contenere il contagio, i cui effetti devastanti sono ben vivi nel nostro ricordo e nei nostro occhi sono altrettanto impresse le immagini drammatiche degli ospedali quasi al collasso.

Tutti ricordiamo ciò che accadde, non serve ricordarlo, e si arriva all’estate quando, illudendosi che il peggio fosse alle spalle, >ztutti abbiamo recuperato una parte di quella libertà cui avevamo dovuto rinunciare: ed ecco che abbiamo cominciato a parlare del modello Italia, di come eravamo stati bravi ed efficienti nel gestire una siffatta emergenza, e di come all’estero si guardasse al nostro Paese come esempio di buona gestione, di pragmatismo, di lungimiranza.

E così tutti a gloriarsi della propria taumaturgica efficienza, il Ministro della Salute trascorre l’estate a scrivere un libro autoincensatorio per spiegare alla gente, perché guariremo grazie alle iniziative intraprese, ma il diavolo stava per tenderci un tranello (e il libro del Ministro viene precipitosamente ritirato dagli scaffali delle librerie…Poche le voci dissonanti, i mezzi d’informazione scodinzolano fedeli alla linea della protezione assoluta del Governo e della sua azione miracolosa, guai a chi osa porre qualche domanda, non si deve assolutamente disturbare il manovratore, poco ci manca che si proceda all’immediata beatificazione del Presidente del Consiglio e dei suoi più stretti collaboratori, mentre si scopre che il piano pandemico italiano, documento di cui tutti i paesi devono disporre, era stato aggiornato l’ultima volta nel 2006 e che ne è stata impedita la pubblicazione, con l’OMS in grave imbarazzo: in un paese normale il Ministro della Salute rassegna immediatamente le dimissioni, invece nulla di tutto ciò, e i mass media che rispettosamente evitano di dare adeguato risalto alla faccenda (con la lodevole eccezione di qualche trasmissione televisiva, sparute mosche bianche).

Eppure c’era qualcuno che osava dubitare: qualche mente libera ha provato a osservare che il cosiddetto modello Italia era tutt’altro che esempio di efficienza, e che una più accurata analisi dei dati suggeriva una prospettiva molto meno incoraggiante.

Uno su tutti il prof. Luca Ricolfi, che a più riprese invitava a una maggiore prudenza, per evitare brutte sorprese, e forniva elementi oggettivi, a più riprese, rimanendo purtroppo inascoltato…

In autunno la curva dei contagi comincia a risalire, qualcosa non sta funzionando, e i numeri crescono rapidissimamente, e richiamano tutti a una realtà ancor più drammatica rispetto a quella già tragica di pochi mesi prima.

E qui il Governo si svela in tutta la sua inefficienza e inadeguatezza, lasciandosi cogliere totalmente impreparato di fronte a quella seconda ondata, peraltro attesa, annunciata e che certamente non ha costituito una sorpresa.

Quello che veniva pomposamente definito il modello Italia frana rovinosamente: dall’essere l’esempio per tutto il mondo, diventiamo rapidamente il Paese che detiene il poco invidiabile record del peggiore al mondo per decessi per ogni milione di abitanti, come numerosi siti che si riferiscono a Istituti di ricerca che analizzano quotidianamente i dati sulla pandemia certificano impietosamente, e veleggiamo ormai verso l’incredibile numero di 80.000 vite perdute dall’inizio della pandemia.

Coronavirus Update (Live): 90,742,563 Cases and 1,944,222 Deaths from COVID-19 Virus Pandemic – Worldometer (worldometers.info)

Il tutto, mentre il Governo, in preda a una evidente crisi decisionale, s’inventa un sistema di chiusure “a colori”, che divide l’Italia in zone, facendo tardivamente quello che il CTS suggerì inascoltato durante la prima ondata dello scorso inverno, ma in maniera farraginosa, confusa, quasi inapplicabile, con disposizioni talvolta astruse e che non possono essere verificate in alcun modo, con il risultato che la curva dei contagi, che ha ripreso a salire fin dal mese di settembre u.s., non accenna a scendere.

Mentre l’economia è a pezzi, gli Italiani sono sfibrati dal continuo alternarsi di disposizioni spesso in contraddizione tra di loro, interi settori economici trainanti, quali per esempio quello della ristorazione, sono sull’orlo del baratro: insomma, un quadro fosco e più che preoccupante, di fronte al quale l’esecutivo sembra essere impotente.

Il Governo sembra aver assunto una posizione di attesa, riversando ogni speranza nella campagna vaccinale appena iniziata, avendo intravisto in questa soluzione la sola che possa porre fine a un’emergenza che sta stressando, forse irrimediabilmente, tutto il sistema sociale ed economico.

Ma è un rischio, perché una tale strategia potrà funzionare soltanto se il ritmo della somministrazione dei vaccini sarà tale da garantire che entro l’autunno prossimo almeno il 70% della popolazione italiana (ovvero circa 42 milioni di cittadini) sarà stata vaccinata, per raggiungere l’agognata immunità di gregge: e ciò è tutt’altro che sicuro, perché per raggiungere l’obiettivo occorrerebbe vaccinare più di 4 milioni di persone al mese.

Non si vede, a oggi, come ciò possa verificarsi, sia per la minore disponibilità di vaccini rispetto a quelli necessari, sia per un problema logistico per la distribuzione, conservazione e somministrazione degli stessi.

Ora, in un Paese normale, preso atto dell’inadeguatezza del Governo, si penserebbe a una soluzione per affidare la gestione di un problema di tali dimensioni a un esecutivo composto da personalità di livello e competenza ben superiori rispetto a quelli dell’attuale compagine, e invece cosa accade in questi giorni drammatici?

Succede che all’interno del Governo le forze politiche che lo compongono, invece di dedicare tutte le energie alla ricerca di soluzioni più efficaci e meno cervellotiche di quelle fin qui intraprese e rivelatesi del tutto inadeguate ed inefficaci, discute di manovre bizantine che pensavamo di esserci messi alle spalle, prefigurando una crisi di Governo il cui fine non è certo quello di affrontare coscientemente e con spirito di servizio il momento drammatico, ma la conservazione e la distribuzione di poltrone, privilegi, prebende, fornendoci uno spettacolo indegno, indecoroso e rivelatore della meschinità della nostra classe politica.

Protagonisti di questa ignobile pantomima son politici impresentabili, spergiuri, che fanno esattamente il contrario di ciò che hanno promesso e sulla base del quale sono stati votati, tradendo la fiducia degli elettori: chi sono costoro?

Renzi, quello che nel dicembre del 2016 giurò di abbandonare la politica se avesse perso il referendum, come puntualmente accadde, e che invece imperversa minacciando di porre fine a quel Governo che egli stesso contribuì in maniera determinante a formare, ma poi non lo fa, rivelando palesemente che ciò che ne anima l’azione è soltanto la smania di potere e di visibilità, in spregio al fatto che la sua popolarità e, soprattutto, la sua credibilità sono tali da renderlo una figura tragicomica: e con lui i suoi sodali, prima tra tutte la Boschi, altra avvezza a mancare alla sua stessa parola.

Conte, che durante la crisi del suo primo gabinetto ebbe a dichiarare che non sarebbe stato mai disponibile a guidare una maggioranza diversa da quella cosiddetta giallo-verde, salvo poi accettare di guidare un Governo di segno diametralmente opposto, e arrivando all’inarrivabile punto di rinnegare provvedimenti legislativi che pochi mesi prima aveva approvato, tradendo se stesso… (vedi decreti sicurezza). Una figura drammaticamente comica.

Il decreto Salvini e quella foto di Conte con il cartello | Rep

Conte assicura: «Non cerco maggioranze alternative. Né voglio fare un partito». Di Maio e Salvini si rivedono – Il video – Open

Il Segretario del PD Zingaretti, che giurava “mai con il PD”, e poi ci fa il Governo, senza mai sentire la necessità di riconoscere la sua inaffidabilità e incoerenza.

Nicola Zingaretti: ‘Nessuna ipotesi di governo con i 5stelle’ – YouTube

E, dulcis in fundo il M5S che, dopo aver preso una caterva di voti prefigurando provvedimenti tutti puntualmente traditi e disattesi, e dopo aver giurato che mai avrebbe fatto un Governo con “il partito di Bibbiano”, altrettanto puntualmente lo ha formato, scoprendo una inattesa e commovente affinità elettiva.

Quando Di Maio attaccava il PD: “Mai con il partito di Bibbiano” – YouTube

E che dire dell’opposizione, che di fronte a tutto ciò dovrebbe assumere iniziative forti, significative, incisive, inchiodando il Governo alle sue evidenti responsabilità, proponendo con forza alternative credibili, efficaci, e invece si limita ai messaggi sui social, ai proclami, ad annunciare barricate virtuali e prese di posizione alla camomilla: non è del tutto fuori luogo pensare che forse, sotto sotto, sia più conveniente per loro sbraitare e ululare alla luna, piuttosto che intraprendere un’azione più efficace.

Tutto questo mentre, come già detto, muoiono centinaia di nostri connazionali ogni giorno, la nostra economia è oggettivamente la peggiore in Europa, siamo in forte ritardo nel presentare i progetti di dettaglio che ci aprono la strada ai finanziamenti del Recovery Plan, ultimi tra gli ultimi, e all’orizzonte non si vede alcuna via d’uscita e sembra che ormai ci siamo assuefatti a continuare su questa via senza luce.

In questo quadro fosco, la sola figura di riferimento sarebbe il Presidente della Repubblica, che attraverso una azione di moral suasion, dovrebbe richiamare le forze politiche a un comportamento più serio e meno strumentale e indecoroso: ma ciò non accade, e l’attuale inquilino del Quirinale sembra più interessato a garantire la sopravvivenza a questo indecente Governo che non a dare al Paese una prospettiva di migliore gestione, ritagliandosi un ruolo non già di arbitro, come la Costituzione prescrive, ma di giocatore in campo.

Così continuando, andremo a sbattere, se chi detiene le leve del potere non si decide a fare gli interessi del Paese e non quelli funzionali alle sue meschine esigenze: “andrà tutto bene!”, si diceva qualche mese fa…

No, non andrà tutto bene, in questo caso è meglio affidarsi al pessimismo della ragione che non a un melenso e ingiustificato ottimismo, e chi si sta rendendo responsabile di questo scempio della storia e della nostra vita, dovrà essere chiamato a rispondere delle proprie responsabilità, perché non tutto può essere sempre tollerato impunemente, una volta tanto dovremo dimostrare con i fatti di essere un popolo degno della sua storia.