Informazione e pandemia

Sapete qual è la parola più pronunciata, molto probabilmente, nel corso dei numerosissimi talk show che ogni giorno ci ammorbano con le loro tiritere sulla pandemia, fornendoci con abbondanza pareri di virologi e affini che ormai non fanno altro che litigare tra di loro, rivendicando e rinfacciandosi vicendevolmente titoli accademici e referenze, di fronte ai quali noi comuni mortali altro non possiamo fare, se non arrossire vergognandoci della nostra pochezza e inadeguatezza?

Non dispongo di dati sicuri, ma ho la netta impressione che la parola in questione sia “Salvini”: quale che sia il tema, quale che sia l’argomento, Salvini c’entra sempre e comunque.

Piove? Colpa di Salvini. Mia madre 87enne che vive a Taranto, non è ancora stata vaccinata? Colpa di Salvini. I ristoratori delusi e drammaticamente in difficoltà protestano? Colpa di Salvini.

Mi fermo qui, potrei andare aventi all’infinito, ma credo che il concetto sia chiaro: premesso che non sono mai stato, né credo che mai potrò esserlo in futuro, un elettore della Lega, perché molte cose mi dividono dagli ideali di quel partito, trovo che questo atteggiamento da parte dei mezzi d’informazione sia tutt’altro che serio.

In questi giorni il Governo sta adottando le misure che consentiranno, fin dai prossimi giorni, una serie graduale di riaperture, per dare ossigeno all’economia del Paese messa in assoluta situazione di emergenza dalla pandemia: sulla decisione i pareri sono discordanti.

Da una parte chi ritiene necessario assumersi dei rischi, accettare un possibile rialzo del numero dei contagi pur di consentire ai settori economici di riprendere gradualmente le attività, e dall’altra chi reputa questa scelta pericolosa in quanto i numeri della pandemia non sono ancora tali da giustificare l’assunzione di un rischio, pur ragionato, come il Presidente del Consiglio lo ha definito.

In una situazione che divide e che presenta differenti punti di vista, ciascuno dei quali merita di essere valorizzato con serietà e rigore, un elemento sul quale si discute con particolare rilievo è quello del “coprifuoco”, termine che ritengo inadeguato perché richiama ambiti e situazioni ben diversi da quelli che stanno caratterizzando l’attuale emergenza.

Tuttavia, è su questo tema, e su quello più ampio delle riaperture, che si sta concentrando l’attenzione dei mass media: in particolare, ci si sta arrovellando sul fatto che la Lega si è astenuta dal voto sul provvedimento, perché chiedeva che l’orario di entrata in vigore del coprifuoco fosse posticipato dalle 2200 alle 2300, per dare maggiore agio ai ristoranti e alle attività commerciali in generale, anche in vista dell’approssimarsi della stagione estiva, richiesta finora non esaudita.

Non discuto nel merito dei vari pareri, ma sul fatto che i mass media trovano la decisione della Lega inspiegabile, irresponsabile, sleale, e così continuando.

Vorrei fare qualche riflessione in proposito:

  • l’attuale è un Governo di larga coalizione, all’interno del quale convivono forze politiche le cui posizioni sono profondamente diverse tra loro, e non trovo nulla di sconcertante nel fatto che talvolta possa venire a mancare l’unanimità, anzi credo sia addirittura opportuno, giacché dal confronto tra diverse opinioni possono maturare decisioni meglio calibrate ed efficaci
  • in ogni caso, tale posizione non appartiene solo alla Lega, e segnatamente alla sua delegazione al Governo, ma giunge da tutte le Regioni, sia quelle governate dal centrodestra sia quelle governate dal centrosinistra, come risulta oggettivamente dalle dichiarazioni dei rispettivi Presidenti in questo ultimi giorni
  • sul fronte più ampio delle riaperture, la decisione di attuarle è sicuramente caldeggiata dalla Lega, ma sono dello stesso avviso Forza Italia, Italia Viva, larghe frange del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, tra le forze che appoggiano il Governo, e da Fratelli d’Italia, tra quelle d’opposizione. D’altronde, se così non fosse, in Consiglio dei Ministri i partiti che non condividono tale posizione possono opporsi attraverso il voto contrario, secondo le più elementari regole della democrazia. Ne consegue che continuare ad attribuire ogni responsabilità a Salvini appare puramente strumentale

Eppure, se si stanno a sentire gli “autorevoli” giornalisti e opinionisti che si esprimono in TV e sui giornali, tutto accade perché lo vuole Salvini: non ho dubbi che, se le cose andranno male, sarà per colpa di quest’ultimo, e se andranno bene, e Dio lo voglia, sarà merito del Governo, perché le decisioni dell’esecutivo sono collegiali, come prevede la Costituzione (chissà perché tale collegialità non vale nel caso Gregoretti o Open Arms…).

Ecco dov’è il vulnus che fa del sistema d’informazione italiano un’anomalia della quale non ci si può non rendere conto: un noto giornalista, firma del Corriere della Sera, è solito dire che “se qualcuno afferma che fuori piove, un buon giornalista apre la finestra e se ne accerta, prima di pubblicare la notizia”.

Ebbene, ho l’impressione che le finestre delle redazioni dei giornali italiani siano serrate da tempo, e che nessuno si prenda la briga di verificare un bel niente, prima di pronunciarsi: pensando, credo illusoriamente, che in questo modo possano orientare le opinioni di chi li ascolta, ma penso che questa loro convinzione sia errata, perché la cosiddetta gente comune è più attenta e scaltra di quanto loro non pensino.

Per costoro la coerenza è un principio al quale fare ricorso a giorni alterni, in funzione delle loro ferree convinzioni, e non un valore che faccia il pari con l’onestà intellettuale, virtù della quale spesso si avverte la carenza.

Quindi, a loro mi permetto di dare un consiglio, certamente non richiesto: siate più obiettivi, abbandonate questa mania di giudicare come irricevibili e non degne di considerazione le opinioni di chi preferisce ragionare con la propria testa, che non vuole inginocchiarsi al cospetto del politicamente corretto, mettete da parte la spocchia dell’élite che guarda con sussiego la plebe che osa mettere in dubbio la giustezza dei suoi generosi insegnamenti.

Ne guadagnerete in credibilità, in autorevolezza, e forse la stima nei vostri confronti, ridotta ormai ai minimi termini, aumenterà: ma chissà perché, qualcosa mi dice che queste esortazioni cadranno nel vuoto…

Il Ministro e la pandemia

Ieri sera Massimo Giletti, su LA7, ha dedicato gran parte della sua trasmissione al caso del piano pandemico, occupandosi in particolare delle pressioni esercitate per evitarne la pubblicazione, lo scorso anno, in piena pandemia.

Sono state mostrate numerose e-mail e messaggi, intercorse tra funzionari e dirigenti dell’Istituto Superiore per la Sanità (ISS) e dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), il cui fine era quello di evitare che l’importante documento fosse pubblicato così com’era.

Ciò avrebbe rivelato che il piano risaliva al 2006, e che da allora non era stato mai revisionato e adeguato alle mutate condizioni, tanto da risultare probabilmente inadeguato per gestire la pandemia che stava imperversando.

Viene da domandarsi cosa abbiano fatto da allora ad oggi, i vari Turco, Sacconi, Fazio, Lorenzin e Grillo, fino ad arrivare all’attuale, Speranza… li ho citati tutti, per non far torto a nessuno.

Protagonisti principali di questa vicenda sono Ranieri Guerra, all’epoca Direttore aggiunto dell’OMS, e Francesco Zambon, ricercatore della stessa Organizzazione: quest’ultimo, dopo essersi rifiutato di correggere la data di approvazione del documento, cambiandola da 2006 a 2020, così che sembrasse che il piano fosse stato prontamente aggiornato, come peraltro richiesto più volte dall’OMS, ha dovuto rassegnare le dimissioni dal proprio incarico, a seguito dell’ostracismo subito.

Zambon era presente in collegamento, e ha confermato tutte le sue dichiarazioni precedentemente rilasciate, punto per punto.

Sulla vicenda sta indagando la Procura di Bergamo, che ha emesso un avviso di garanzia a carico di Guerra, con l’accusa di “false informazioni ai PM”: l’ipotesi è che la mancata revisione del documento, e il fatto che non ne siano state applicate le prescrizioni, abbia giocato un ruolo determinante nella morte di decine di migliaia di Italiani che hanno contratto il COVID.

Niente da aggiungere, c’è solo da attendere che la Magistratura completi il proprio lavoro e chiarisca come sono andate le cose, anche se va detto che dalla lettura delle e-mail che sono state mostrate in TV e pubblicate su numerosi giornali, la questione sembra essere piuttosto definita, purtroppo.

In questa vicenda per la quale non riesco a trovare un aggettivo adeguato che possa esprimerne compiutamente la gravità, gioca un ruolo defilato il Ministro per la Salute, Roberto Speranza, che sembra essere fuori dai giochi e che stia lì a guardare le stelle, come fosse capitato per caso su quella poltrona.

Eppure non si spiega come possa non essere interessato a questa storia, considerando che il suo alto incarico lo pone in cima alla catena di comando nel settore della Sanità, e di conseguenza gli assegna la responsabilità di tutto ciò che accade nella struttura che è chiamato a gestire: ciò lo porta a doversi assumere l’onere non solo delle azioni che compie direttamente e delle decisioni che assume in prima persona, ma anche di quello che fanno e disfanno i suoi sottoposti, a ogni livello. Lo dice il buon senso e anche la legge.

Eppure solo ieri Speranza, intervistato da Lucia Annunziata su RAI3, ha affermato che ogni responsabilità sulle fasi di approvazione del piano pandemico sono dell’OMS, e che in ogni caso tale documento non conteneva nulla di rilevante ai fini della lotta al virus.

In realtà, le cose non stanno così, come rivela una mail di Ranieri Guerra a Speranza, nella quale lo avvertiva che il documento stava per essere pubblicato e se ne scusava: quindi, il Ministro era perfettamente a conoscenza dei fatti, ma non risulta che abbia preso le distanze dall’iniziativa che portò, di fatto, alla strana sparizione del documento il 13 maggio 2020, a sole 24 ore dalla sua pubblicazione.

La mail che inchioda Speranza sul report dell’Oms. La difesa: “Noi trasparenti, hanno deciso loro di ritirarlo” – Il Tempo

La Procura di Bergamo infatti ha comunicato che, allo stato, non risultano elementi che possano provare che il Ministro abbia posto in essere azioni per evitare che l’OMS pubblicasse il piano, ma attesta altresì che Speranza era a conoscenza dei contenuti del documento e che era irritato.

La difesa di Speranza: Oms decise di ritirare report. La Procura: nessuna pressione – Il Sole 24 ORE

Queste circostanze stridono con evidenza con quanto Speranza afferma, e ciò rende necessario che chiarisca il suo atteggiamento nelle sedi opportune, e con la dovuta urgenza, perché non è in nessun modo ammissibile che continui a tenere questo atteggiamento di indifferenza di fronte a una vicenda che, in un Paese meno distratto del nostro, avrebbe un’eco ben superiore a quella che ha, e nel quale tutto il sistema d’informazione lo incalzerebbe per fare luce su una storia così grave: ma l’atteggiamento prono della gran parte dei giornalisti italiani ormai non fa più notizia.

Invece nulla, e ciò si aggiunge al fatto che i risultati che il Ministro può vantare, in tema di gestione dell’emergenza, dicono che l’Italia:

  • è all’ottavo posto al mondo per numero totale di decessi attribuibili al COVID
  • è il primo Paese tra quelli del G20 per il rapporto decessi su milione di abitanti

COVID-19 Map – Johns Hopkins Coronavirus Resource Center (jhu.edu)

Ciò basterebbe per valutare come gravemente inadeguata la sua azione di governo, e dovrebbe indurlo a trarre le conseguenti decisioni: e se l’attaccamento alla poltrona è più forte del senso del dovere, allora chi me ha facoltà dovrebbe valutare l’opportunità di sollevarlo dall’incarico.

Senza considerare che l’estate scorsa, invece di adoperarsi per adottare tutti i provvedimenti per fronteggiare la seconda ondata della pandemia, che quasi tutti gli scienziati avevano preannunciato, dedicava il suo tempo prezioso alla scrittura di un libro autoincensatorio nel quale lodava la sua azione che aveva sconfitto il virus, lasciandosi andare a farneticanti auspici di restaurazione di un’egemonia culturale della sinistra, profittando proprio della nuova condizione sociale determinata dagli effetti della pandemia.

Libro che non appena giunto sugli scaffali delle librerie, veniva ritirato immediatamente e nascosto nei magazzini, per evitare quella che, se non fossimo in presenza di una tragedia, sarebbe una storia ridicola e degna di un film comico.

Qui non si tratta di un fatto personale, le considerazioni che ho espresso sarebbero le stesse per chiunque fosse seduto su quella poltrona, probabilmente la più scomoda e carica di responsabilità in questo momento storico, ma il senso dello Stato, la realtà, la dignità, l’amore per le istituzioni, dovrebbero suggerire uno scatto d’orgoglio e portare il Ministro a chiarire la sua posizione, alla luce dei numerosissimi elementi oggettivi che stanno emergendo e che gettano un’ombra tutt’altro che commendevole sulla sua figura.

E i 130 “intellettuali” (anche se su tanti di loro nutro forti perplessità sul fatto che meritino tale appellativo…) farebbero bene a ragionare sui dati oggettivi, che in quanto tali non hanno riguardo per questa o quest’altra parte: la difesa acritica di Speranza non è utile alla ricerca della verità, e definirlo una brava persona è pleonastico, e la politica in questo caso non c’entra, contano i fatti, e non altro.

Nessun dubbio che lo sia, ci mancherebbe, ma qui è in discussione la sua adeguatezza e capacità per gestire un simile incarico, e valutare l’impatto che le sue decisioni possono avere sulla nostra salute: non è affare da poco, piangiamo quasi 120.000 morti e il rispetto che tutti dobbiamo nei loro confronti richiede verità, e senza perdere tempo ulteriore.